Ricordate ancora i vostri “C’era una volta…”, quelli a cui i genitori ricorrono, più o meno disperatamente, per fare addormentare i dolci pargoli? O quelli con cui le vecchie nonne, già ai tempi dell’Asino d’oro, volevano attirare la nostra attenzione su fatti magnifici e scenari favolosi? Da chiunque siano usate fanno sempre un certo effetto quelle parole, pronunciate come una formula magica, e chi le sta ad ascoltare finisce per abbandonare la realtà e inizia a sognare.
Il 23 dicembre a riproporle sono stati gli uomini-libro di 4A: “C’era una volta… e c’è ancora” è il titolo del dibattito tenutosi nel locale di MiSTERLiNO davanti a un folto uditorio, tra cui vi erano anche la classe 3D, accompagnata dalla prof.ssa Bianchi, ed ex studenti della prof.ssa Bonati diplomatisi negli anni 2014, 2015 e 2017, pionieri dei dibattiti letterari.
Nell’arena del dibattito si sono schierati da un lato gli autori del passato, i fratelli Grimm, Andersen e Perrault; dall’altro, per le fiabe di oggi il classico contemporaneo Calvino, Rowling e Rodari. Da Cappuccetto Rosso fino a Baba Raba e il ceppo ghignante, passando per Il gatto con gli stivali e le Cosmicomiche, la costante ricerca degli uomini-libro insieme con il pubblico si è dedicata a riflettere sulla letteratura, su quale opera diventare, su quali valori scegliere per trasmetterli e reinterpretarli nel futuro.
I testi si sono rimessi ancora in gioco, passato contro presente, e lo hanno fatto trasportando il pubblico nel mondo delle fiabe: con innumerevoli personaggi e multiformi intrecci popolano i ricordi della nostra fanciullezza. Non sono racconti di solo intrattenimento, esse racchiudono la memoria dell’infanzia del mondo, archetipi lontani, al confine tra mito e realtà, che riconosciamo tanto familiari: la paura, come è raccontata nella storia di Barbablù di Perrault; l’autonomia dai genitori che si ritrova in Hänsel e Gretel o il percorso di formazione in Rosaspina dei Grimm; la sfida contro la morte nel racconto dei Tre fratelli di J.K. Rowling…
Proprio in questo senso, la linea critica scelta dai ragazzi non è stata affatto scontata: gli studenti non si sono semplicemente confrontati con i ricordi di infanzia e, di assoluto valore, si è rivelata la rilettura a posteriori delle storie più celebri dell’Ottocento e di quelle che hanno formato generazioni più recenti.
Dietro a quel “C’era una volta…”, passato di voce in voce, che nell’immaginario comune è ricondotto a principesse rapite o cavalieri in armatura in castelli medievali, in realtà, si celano le radici di una storia ben più lontana che giunge fino alle prime comunità umane. E spesso, proprio di quei tempi remoti completamente o quasi sconosciuti, non ci rimangono che le fiabe, i cui elementi costitutivi più problematici sono motivi universali e immutabili con cui tutt’ora da adulti siamo chiamati a confrontarci. Calvino scrisse: “le fiabe, analizzate e spogliate di tutti gli elementi posteriori, sono il principale e quasi l’unico documento che ci resta di quelle lontanissime età” (I. Calvino, Sulla fiaba, “Le radici storiche dei racconti di fate di Vladimir Ja. Propp”).
Occhi diversi osservano lo stesso oggetto, lo riscoprono mutato e in tale mutamento scoprono essi stessi di essere cambiati: è questa la sfida rilanciata al pubblico dagli uomini-libro, scegliere da adulti la fiaba con cui identificarsi. Alla fine il conteggio dei voti raccolti ha decretato il vincitore: regna Calvino, attento studioso dei meccanismi della fiaba ottocentesca e ponte verso narrazioni potenzialmente innovative, con le sue Cosmicomiche (i racconti scelti: I dinosauri, Tutto in un punto, Giochi senza fine). Non sguardo nostalgico dunque, ma meta nel futuro: c’era una volta, c’è… ci sarà.
Massimo Buzzi, Luca Cantoni