“In Virginia sto scoprendo me stessa”

Ciao da Crozet, paesino in Virginia: sono Giulia e sto vivendo un’esperienza unica come exchange student negli USA. Vivo in una famiglia molto diversa dalla mia italiana: i miei genitori sono molto giovani, hanno 36 e 37 anni, e posso considerarli anche come amici, per il rapporto confidenziale che si è subito creato con loro.

Mia mamma (oramai mi viene spontaneo chiamarla in questo modo) è un’infermiera addetta alle grfile_007avidanze, mentre mio papa’è un avvocato in ambito militare. Ho due sorelline più piccole di 8 e 10 anni, con cui non è  stato facile approcciarmi: abituata ad essere io la sorella più piccola, mi sono ritrovata a svolgere il ruolo di sorella maggiore.  A quest’età le bimbe sono molto vivaci, ma con il tempo,  come ho sperimentato in America, si risolve tutto;  ho imparato a gestirle e mi trovo benissimo con loro, mi fanno molta compagnia. Insomma sono ormai assolutamente un membro integrante della famiglia e soprattutto mi sento a mio agio, come se fosse la mia vera casa. Sto condividendo con loro un’esperienza straordinaria: l’attesa di una sorellina! E’ un momento molto importante che ho sempre sognato e desiderato, ma, essendo la più piccola, non ho mai potuto vivere.  

Negli Stati Uniti la vita sociale di uno studente si svolge principalmente all’interno dell’ambiente scolastico. Nella mia scuola tutti i giorni ogni studente frequenta quattro classi (=materie) differenti che si ripetono a giorni  alterni. Terminate le lezioni, iniziano i vari sport o club fino alle 6 di pomeriggio. Io ho praticato cross country durante la prima stagione, purtroppo però per un problema di salute ho dovuto interrompere la pratica sportiva, ma spero di riprenderla presto. Terminate le varie attività generalmente ogni studente torna a casa, cena solitamente alle 18-18,30 poi svolge i compiti, che non sono tanti come in Italia. C’è anche la possibilità di rimanere a scuola per eventi particolari come concerti e gare sportive.

Al contrario di molti altri exchange students, sinceramente preferisco il metodo scolastico italiano, con il  pomeriggio libero, in cui ognuno può organizzarsi le proprie attività liberamente. Gli studenti americani trascorrono troppo tempo all’interno della scuola, che svolge un ruolo centrale nelle loro vite.

Passando la maggior parte del mio tempo nell’ambito scolastico, ho potuto conoscere vari amici ed fullsizerender1amiche con cui mi trovo molto bene e con cui esco solitamente durante i weekend.  Il fatto di non avere la patente è molto limitante negli USA, in quanto le distanze sono particolarmente lunghe; di conseguenza devo chiedere sempre un passaggio ai miei amici oppure ai miei genitori, quando sono disponibili. Non mi piace il fatto di non poter essere indipendente, però, se risiedessi qui, potrei già guidare la macchina: questo renderebbe più facile ogni spostamento e mi farebbe forse apprezzare maggiormente le lunghe distanze.

Per quanto riguarda la lingua, riesco a comprendere tutto, eccetto magari qualche parola. Non penso però di avere fatto grandi progressi nel parlare o forse non riesco a percepire la differenza. Spero di diventare più fluente durante i prossimi cinque mesi.

In conclusione, dopo aver trascorso il primo periodo, certamente il più difficile, penso di essermi ambientata e inserita in questo stile di vita, che sinceramente non scambierei però con quello italiano. Ho incontrato periodi in cui l’Italia mi è mancata maggiormente e sicuramente ne incontrerò in futuro. Sono parte dell’esperienza ed, anzi, sono proprio i periodi di maggiore difficoltà che permettono di far emergere la forza interiore e di scoprire la propria personalità.

Sto scoprendo una nuova cultura, un nuovo modo di vivere e nuove persone, ma soprattutto sto scoprendo me stessa: sto maturando e ho raggiunto un equilibrio interiore grazie al quale sto affrontando con serenità questa esperienza. Ho adottato una nuova filosofia di vita: cercare di vedere sempre il lato positivo delle cose, apprezzando ogni singola banalità, che in Italia consideravo scontata, e ogni singolo momento, per una sua particolarità che lo rende speciale.

Certo, sono soltanto a metà del mio percorso…chissà quante nuove ed entusiasmanti esperienze mi aspettano e chissà quanti altri momenti di difficoltà dovrò affrontare, ma rimango sempre positiva e proseguo con entusiasmo, sfruttando ogni opportunità fino alla fine.

Auguro anche a voi di diventare exchange student…. fidatevi, ne vale la pena.

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