Quanti sono i genitori che hanno svuotato secchielli stracolmi di conchiglie perché troppo puzzolenti o perché inutili?
Forse non sanno che la conchiglia ha rivestito un ruolo fondamentale sia nell’arte che nella storia del mondo. I primi esempi si hanno nell’Antica Grecia, dove simboleggiava i genitali femminili e quindi era strettamente legata alla riproduzione; non a caso si riteneva che Venere (dea della bellezza e dell’amore) fosse nata da una conchiglia approdata su una spiaggia. I latini, come era loro solito, ripresero questo simbolo e gli diedero il nome di “pentene” che indicava sia la conchiglia nel senso stretto del termine sia l’organo riproduttivo femminile.
Successivamente poi fu adottata anche dal mondo cristiano, con il significato di purificazione e di nascita; non a caso quei oggetti legati ai riti cristiani di purificazione, come fonti battesimali e acquasantiere, hanno esattamente tale forma o che la richiamano. Molti erano i pellegrini, infatti, diretti verso Santiago, che portavano al collo una capasanta, proprio perché avrebbero raggiunto la purificazione spirituale.
Anche per gli Aztechi la conchiglia simboleggia fecondità, la creazione del mondo e di tutti le sue creature: animali e vegetali. Nel buddismo invece, essa è uno degli otto simboli che auspicano fortuna ed è un augurio di buon viaggio.
Nella cultura occidentale un chiaro esempio è ” la nascita di Venere” di Botticelli, dove la conchiglia diventa un allegoria dell’amore, inteso come forza motrice della Natura e lo stesso significato lo assume anche nella “Pala di Montefeltro” di Piero della Francesca. La grande conchiglia sopra il capo della Vergine, indica l’amore intimo della madre verso il figlio che dorme sulle sue ginocchia. Come Maria protegge il suo pargolo dal destino che lo attende, così la conchiglia protegge al suo interno la preziosa perla.
Nel XVII secolo la conchiglia fa la sua apparizione anche in un altro tipo di arte: quella fiamminga, le cue composizione presero il nome di “vanitas”. Le valve vuote o semplicemente aperte indicano la precarietà dell’esistenza umana, la vuotezza della vita condotta con superficialità.
Chi avrebbe mai pensato che una conchiglia avrebbe contenuto al suo interno un piccolo mondo?
Luisa Garripoli
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