Figli di una società sbagliata: gli hikikomori

Sento di giovani che non riescono a rimanere in casa per più di 3 ore, che fremono sulla sedia pronti per prendere le chiavi di casa e uscire; la normalità si potrebbe dire ma in realtà no. Comportamenti che per molti possono essere normali per altri possono rivelarsi anormali, è il caso degli hikikomori.

Gli hikikomori sono gli adolescenti che rifiutano il mondo e si chiudono in camera per non uscirne più per mesi, anni o addirittura per tutta la vita. È un fenomeno che per molto tempo è stato attribuito allo società giapponese ma che adesso ha trovato terreno fertile anche in Europa e in Italia. In Italia i primi casi sono stati registrati nel 2007 e i casi sono aumentati sempre di più.

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Secondo Antonio Piotti, psicoterapeuta del centro milanese “Il Minotauro”, le stime in Italia parlano di 20/30 mila casi e in Francia addirittura di quasi 80 mila, netta differenza con il Giappone che conta tra i 500 mila e il milione di casi. Può essere simile alla depressione, ma se in questa vi è una forte componente di senso di colpa, negli hikikomori il sentimento dominante è la vergogna: più la distanza tra la realtà che idealizzano e quella vera è grande, più provano vergogna. È possibile che in tutto ciò ci sia lo zampino di internet? Intorno a questa domanda vi è un’ampia discussione che ha prodotto due possibili teorie: Internet come causa, che attira, intrattiene e allontana dal mondo reale e internet come “mondo alternativo” in cui rifugiarsi proprio perché i ragazzi non riuscendo a sostenere il confronto con la realtà stanno male. Internet però può rivelarsi anche l’unico modo per entrare in contatto con gli hikikomori (come ad esempio Skype o chat) che proprio rifiutano ogni contatto appunto.

Internet è uno strumento rivoluzionario se usato nel modo più parsimonioso possibile, non deve alcun modo avere il sopravvento sulla nostra vita nel reale, piuttosto isolatevi con un bel libro e una calda tazza di the.

Luisa Garripoli

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