Buzz Lightyear lo spiega così, in 4 parole, l’infinito. O meglio, Buzz rende l’idea di quanto sia lontano l’infinito, proprio lui che pensava di averlo trovato nella camera da letto di un bambino americano. Bloccato nelle sue membra di plastica, nel suo essere giocattolo che non gli permetterà mai di raggiungere lo spazio, ricorda tanto un autore a noi caro: Giacomo Leopardi. Anch’egli parla di infinito, spendendo però qualche parola in più per trattare quel romantico sentimento di cui tutti, almeno una volta, abbiamo fatto esperienza. Addirittura il poeta recanatese dedica all’Infinito una poesia, forse l’opera regina della letteratura italiana.
Leopardi parla dell’infinito e dei limiti dai quali è tremendamente afflitto come tutti quanti noi, anche se spesso non vogliamo rendercene conto. Viviamo in una società fatta di non-limiti, con la convinzione di poter raggiungere qualsiasi cosa con la punta di un dito grazie ad internet, ai social e alla rete di informazioni che in ogni secondo ci si allarga intorno.
E’ paradossale il fatto che ciò che noi consideriamo infinito possa stare dentro uno smartphone, racchiuso sotto la scritta Google, eppure ogni giorno che passa ne siamo sempre più sicuri. Ma allora non siamo così diversi da Buzz, convinto che la sua scatola di cartone fosse veramente un’astronave che avrebbe potuto portarlo nello spazio. Leopardi invece fa subito conto con i propri limiti: egli stesso si definisce “absent”, vittima di un triste gioco della natura con la quale è perennemente in conflitto. Il poeta parla di una siepe e di interminati spazi al di là di essa, ma il soggetto della sua riflessione è l’universale limitatezza umana, che rende l’uomo incatenato ai propri limiti e che al tempo stesso gli permette di conoscere l’infinito.
L’infinito infatti non sta nel conoscere ogni cosa, ma nella percezione di ciò che non ha confini e che rimarrà oltre quella siepe. L’esperienza è limitata, il pensiero no: ecco perchè la perfetta sospensione di ogni limite si raggiunge attraverso l’immaginazione. Fare esperienza dell’infinito non significa toccare, vedere, sentire: l’unico vero non-limite sta dentro di noi ed è la nostra mente.
Jacopo Zanichelli