Antica ma sempre nuova. La storia di Ulisse così entra in noi. Ci ricorda chi siamo, da dove veniamo e soprattutto ci riporta nel cuore la nostra umanità, attualmente sperduta o forse un po’ stantia.
La rilettura (Odyssey) del poeta inglese Simon Armitage, diretta da Robert Wilson, è rappresentata al Piccolo Teatro di Milano, luogo sacro del teatro italiano, in greco moderno, quasi a voler dimostrare l’universalità del linguaggio teatrale: infatti non una sillaba cantata o recitata lascia indifferente il pubblico che percepisce, inevitabilmente, di essere dentro l’ opera d’arte, di “essere” opera d’arte.
Ulisse si muove su un palco dove il bianco è il colore dominante, che crea il distacco dal mondo reale alla stregua di ciò che avviene nel poema , così come la ripetitività di alcune battute rievoca la formularità dello stile epico. Scenografia essenziale: l’attenzione è concentrata sugli attori, che si muovono, cantano, danzano come burattini manovrati da fili invisibili, gli dei capricciosi. Le note del pianoforte modulano e trasmettono gli stati d’animo del protagonista.
Così lo spettatore, seguendo le orme dell’eroe, si trova alla ricerca della propria Itaca, non come salvezza del corpo ma come certezza fondante dello spirito.
Il nostro cuore e la nostra mente vagano dunque nel mar Mediterraneo, seguendo senza remore una strada, che è in realtà un ritorno in noi stessi attraverso la poesia, il teatro,l’arte.
Applausi infiniti per un’Odissea infinita.
Manuel Marsico 4D