“Mike e Ann me le hanno mostrate: erano troppo grandi, non erano il suo genere. Erano rosa a fiori, hawaiane. Non gliele ho mai viste ai piedi. Perché quelli della Disney non sono mai venuti da me o dalla sua ragazza a chiederci se le riconoscevamo? Invece le hanno messe in camera sua prima che arrivassero i genitori a bordo. Perché?”
La migliore amica di Rebecca sulla nave da crociera Disney Wonder dichiara questo, quando viene intervistata da Jon Ronson, un giornalista, che nei panni da turista indaga sulla scomparsa della giovane di 24 anni. Rebecca Coriam lavorava a bordo da 9 mesi, come animatrice, quando il 22 Marzo 2011 è scomparsa, dopo essere stata vista l’ultima volta alle 5:45 della mattina stessa parlare nervosamente al telefono.
Cosa rende interessante questo caso?
“Non ne so niente, non è mai successo. E’ quello che devo rispondere, scusi.”
Molti dipendenti dichiarano questo quando vengono intervistati; la migliore amica pensa che Rebecca, senza riflettere sul pericolo, si sia seduta sopra la barriera posta sulla piscina dell’equipaggio e un attimo dopo sia caduta. Secondo lei la Disney nega l’accaduto perché in quel luogo ci sarebbe dovuto essere costantemente qualcuno a sorvegliare il posto, ed evidente non era così o si sarebbero accorti di lei. Molti sono convinti che la Disney stia nascondendo molte informazioni: agli stessi genitori della ragazza quando chiedono novità viene risposto “C’è un’indagine in corso”. Per questo Mike e Ann, hanno creato un sito dedicato al ritrovamento della ragazza.
Quello di Rebecca non è un caso isolato, basta pensare a George Smith, un cittadino statunitense di 26 anni scomparso nel luglio 2005 mentre era in luna di miele a bordo della Brilliance of the Seas della compagnia Royal Caribbean. Anche in questo caso c’è la mancanza di trasparenza da parte della compagnia della crociera e dei testimoni le cui dichiarazioni sono discordanti. La famiglia di George ha sostenuto per anni che Royal Caribbean abbia cercato di minimizzare il caso per proteggere la propria reputazione, esattamente come per il caso di Rebecca.
I due casi si accomunano per la mancanza di un “colpevole”, di qualcuno incriminato, dell’insabbiamento delle prove solamente per proteggere un nome. Ma se le vittime potessero dire la loro opinione?
Le prove sono state insabbiate per salvare l’immagine sociale, la reputazione; e questo vale sia per le grandi compagnie che per noi ragazzi che ci preoccupiamo principalmente dell’apparenza. Ad oggi il giudizio altrui è più importante della verità, della giustizia che viene accantonata per mantenere una buona immagine.
“Viviamo in un’epoca in cui le cose superflue sono le nostre uniche necessità”.
Oscar Wilde, nel ritratto di Dorian Grey, sottolinea con questa frase come l’estetica e l’apparenza abbiano preso il sopravvento sulla realtà. E’ successo questo nella nostra società, la volontà di apparire “perfetti” ha annebbiato la giustizia, portando ad insabbiare le prove come in questi tragici casi di giovani ragazzi scomparsi mentre si stavano semplicemente divertendo.
Giorgia Ceglia e Valentina Anna Vitiello 3E
Foto di Valentina Anna Vitiello 3E