“Bastava un segno, un solo pretesto perché lo straordinario avesse luogo.
Risa sentiva che accadeva soprattutto lí dove l’ambiente era estraneo, ed estranei erano anche tutti quelli con cui interagiva. Fin da bambina, le era stato chiaro che le magie piú strabilianti avvengono proprio tra sconosciuti e funzionano tanto piú essi rimangono tali.”
Ci sono luoghi in questo mondo che celano misteri incredibili, altri vengono semplicemente dimenticati dai più o mai conosciuti, ma spesso sono proprio questi i luoghi che vale la pena esplorare. Questo è il caso dell’isola di Awashima, sperduta nel mare del Giappone, e forse il suo segreto è il più sorprendente di tutti.
Nel 2013, grazie a un progetto triennale di Setouchi per valorizzare posti abbandonati e isole spopolate, nasce ad Awashima un ufficio postale unico nel suo genere. Il proprietario è l’oggi 91enne Nakata Katsuhisa che, dopo aver lavorato per 45 anni in quell’ufficio, aveva deciso di comprarlo, mettendolo a disposizione del progetto. Tuttavia, l’idea che ha reso questo posto unico è stata di Saya Kubota: raccogliere lettere senza destinatario, destinate ad amori perduti, o cari ormai venuti a mancare. Una volta raccolte, ogni missiva è letta da Nakata in persona.
A svelare al mondo questo ufficio postale delle emozioni è stata Laura Imai, da cui ha preso ispirazione per il romanzo “Tutti Gli Indirizzi Perduti”. In un’intervista, la scrittrice ha commentato:
“Mai come all’ufficio postale alla deriva ho sentito l’umanità tanto vicina, nella sua pluralità minuta di punti di vista, tutti parziali, tutti fondamentali. Mai ho voluto così tanto bene a degli sconosciuti”.
“Tutti Gli Indirizzi Perduti” racconta la storia di Risa, una giovane donna alla ricerca di se stessa, arrivata ad Awashima per lavorare nell’Ufficio Postale alla Deriva. Il suo compito è di catalogare le lettere e, sfogliandole, si immerge in un mondo fatto di emozioni intense e storie straordinarie. Nonostante il lavoro faticoso, lo porta avanti lo porta avanti con dedizione e lo a per suo padre, postino che credeva nessuna lettera dovesse andare perduta. Tuttavia, questo non è solo un viaggio fisico, ma anche interiore, infatti Risa è alla ricerca di una lettera destinata a lei, alimentando una speranza mai confessata.
Tra le lettere che Risa sfoglia e che si intrecciano alla sua storia, una recita così:
A Mimi, amatissima Mimi
Sono spariti tutti qui intorno, sono rimasto solo io. Wada è scomparso tre estati fa e lo scorso mese la famiglia è tornata per portare via le sue cose, ormai tutte marce. Izumi se ne è andata anche lei in estate: la mattina era venuta a portami una piantina di pomodori, la sera era morta. Non abita piú nessuno in queste case.
Se ti scrivo, però, io esisto e tu ancora esisti. Tornano a esistere tutti, le chiacchiere sulla soglia, le partite a carte, i barbecue in agosto, le parole scambiate salendo insieme il sentiero. Persino questa casa, che restituisco giorno dopo giorno alla natura, se ne scrivo rivive. Non sento piú la tua voce che rimbalzava tra le stanze, eppure da qualche mese la trovo nei miei sogni e, al risveglio, ho imparato a immaginarla cosicché per varie ore vaga in casa.
Vogliono che mi trasferisca nella parte del villaggio abitata, hanno paura che io muoia in solitudine e probabilmente gli scoccia dover venire fin qui a recapitarmi la posta. Io però non potrei mai abitare altrove, questa è la nostra
casa.
Torna a trovarmi nei sogni, Mimi, e se puoi attardati qualche attimo in piú. Se riesci, canta. Mi assilla la nostalgia di certe canzoni che intonavi in cucina. La tua voce, soprattutto, mi manca.
Altre non parlano d’amore, ma di pensieri profondi che l’uomo tende a tenere nascosti, come questa:
Alla foglia rossa che è volata sul davanzale
Da quale albero vieni? Se cadi di nuovo in strada, poi tornerai? Dove andresti se potessi viaggiare? Ti serve una mappa? Io disegno mappe da quando sono piccolissima, mappe per tornare a casa, mappe da scuola a piscina, mappe per le formiche affinché trovino il cestino della spazzatura, mappe per le stelle perché, quando si sono stancate di stare ferme, possano cadere giú. Tu sai già dove vorresti andare? È stato bello quando ho aperto la finestra e ti ho trovata sul davanzale. Però sono un po’ preoccupata. Era proprio qui che volevi arrivare oppure eri diretta altrove? Se ti infilo tra le pagine del libro che mi ha regalato mia madre ti dispiace? Se invece vuoi andare, posso scriverti sul retro piccolo piccolo il nostro indirizzo, cosí se ti perdi e ti viene voglia di tornare, puoi farlo. Facciamo cosí?
A migliaia sono le parole, e migliaia sono i significati dietro ognuna di esse, le emozioni e le storie che talvolta non riescono a raccontare per intero. Per questo, per la loro potenza e per la loro importanza, nessuna parola deve andare perduta… e nessuna lettera dimenticata.
Elena Notari 3F