Percorso della Memoria
alle Pietre di Inciampo
Zona Est
Tappe:
1. Ugo Franchini (via Strobel, Fermata dell’autobus incrocio via Strobel e via Testi)
2. Gino Ravanetti (via Emilia Est, 54)
3. Donato della Pergola (11 anni), Cesare della Pergola (8 anni), Emilia Camerini (via Torelli 10).
Cosa fare in ogni sosta?
Leggeremo la biografia di chi viene ricordato e una breve poesia.
In segno di memoria e vicinanza su ogni pietra lasceremo un fiore e, utilizzando la mano sinistra, la mano del cuore, un sasso. Questo gesto nella cultura ebraica indica la memoria dei propri cari.
All’inizio e alla fine del percorso leggeremo due poesie:
● la prima per ricordare quanto il dolore degli altri, anche se lontani nel tempo o nello spazio, ci riguarda;
● l’ultima per chiedere pace ai potenti della Terra con le dure e taglienti parole di Primo Levi
Fonti
Fonti delle notizie biografiche: https://www.pietredinciampoparma.it/
Inizio del percorso
«Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare,
le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre».
Primo Levi, I sommersi e i salvati
Il dolore degli altri
Il dolore degli altri
non mi sta in mano
e nemmeno in gola
più che altro sta nel petto
nella sua memoria
luogo schivo
che fa stazione
che scartavetra le fughe.
Chandra Livia Candiani
dalla raccolta di poesie, Fatti vivo, 2017
1.Ugo Franchini
Fermata dell’autobus incrocio via Strobel e via Testi
Il tramonto di Fossoli
Io so cosa vuol dire non tornare.
A traverso il filo spinato
Ho visto il sole scendere e morire;
Ho sentito lacerarmi la carne
Le parole del vecchio poeta:
«Possono i soli cadere e tornare:
A noi, quando la breve luce è spenta,
Una notte infinita è da dormire».
7 febbraio 1946
Primo Levi
Primo Levi
Versi tratti dalla poesia “Lunedì”
Raccolta “Ad ora incerta”
Ugo Franchini nasce a Parma il 4 maggio 1929 e cresce in una famiglia antifascista, penultimo di cinque figli. Appena compiuti 14 anni prende parte, assieme ai fratelli maggiori, alle prime attività di raccolta armi in favore del nascente movimento partigiano.
Nei mesi successivi si unisce alle formazioni operanti in montagna con il nome di battaglia di Scampolo. Catturato verso la fine del 1944 durante un rastrellamento nazifascista, dopo alcune settimane presso il carcere di San Francesco viene deportato al campo di concentramento di Mauthausen. Muore il 9 aprile del 1945, un mese prima del suo sedicesimo compleanno.
2. Gino Ravanetti
Via Emilia Est, 54
Nato a Felino il 2 giugno 1910. È uno dei circa 600.000 soldati italiani catturati dai tedeschi dopo l’8 settembre 1943.
Soldato del 3° Reggimento artiglieria, viene catturato l’8 settembre 1943 a Bologna e internato in Germania, a Fallingbostel. Qui, il 20 marzo 1945, viene fucilato dai tedeschi per rappresaglia e sepolto in una fossa comune.
Di lui ci resta solo una cartolina inviata alla moglie Caterina Graiani il 27 aprile 1944.
“Carissima Rina,
sono a te con questa mia, spero sempre ti trovi
in buona salute e così finora ne segue la mia.
Ieri ti ho spedito un buono di un pacco, spero
sempre che vai bene con la casa.
Giuliano cosa fa? Baciamelo tanto, ricevi tanti
bacioni e saluti a tutti!
Sempre tuo”
Che cosa è più triste di un treno?
Che parte quando deve,
Che non ha che una voce,
Che non ha che una strada.
Niente è più triste di un treno
[…]
E un uomo? Non è triste un uomo?
Se vive a lungo in solitudine
Se crede che il tempo è concluso
Anche un uomo è una cosa triste
Primo Levi
Versi tratti dalla poesia “Lunedì”
Raccolta “Ad ora incerta”
3. Donato della Pergola (11 anni), Cesare della Pergola (8 anni), Emilia Camerini
via Torelli 10, Parma
Donato, Cesare e la loro mamma Emilia vengono arrestati a Reno di Tizzano Val Parma (dove avevano tentato di rifugiarsi) da una squadra fascista del paese. Dopo l’arresto vengono internati nel campo di concentramento di Monticelli Terme, da dove vengono trasferiti nel campo di Fossoli. Il 5 aprile 1944 sono deportati ad Auschwitz-Birkenau. Donato e Cesare vengono uccisi il 10 aprile, il giorno stesso del suo arrivo. Emilia muore il 23 maggio 1944 in luogo ignoto. La pietra è stata posta il 16 gennaio 2017 in via Torelli 10 dove abitavano.
Shemà*
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
10 gennaio 1946
Primo Levi
*Shemà è una parola ebraica (שמע) che significa “ascolta”; essa compare nell’espressione Shemà Israel (שמעישראל, “Ascolta, Israele”) in una fondamentale preghiera della liturgia, recitata durante le orazioni del mattino e della sera 2. Levi utilizza questa espressione i per rivolgere un forte appello al suo lettore, affinché fissi nella memoria la testimonianza della Shoah.
Conclusione del percorso
Canto dei morti invano
Sedete e contrattate
A vostra voglia, vecchie volpi argentate.
Vi mureremo in un palazzo splendido
Con cibo, vino, buoni letti e buon fuoco
Purché trattiate e contrattiate
Le vite dei vostri figli e le vostre.
Che tutta la sapienza del creato
Converga a benedire le vostre menti
E vi guidi nel labirinto.
Ma fuori al freddo vi aspetteremo noi,
L’esercito dei morti invano,
Noi della Marna e di Montecassino
Di Treblinka, di Dresda e di Hiroshima :
E saranno con noi
I lebbrosi e i tracomatosi ,
Gli scomparsi di Buenos Aires,
I morti di Cambogia e i morituri d’Etiopia,
I patteggiati di Praga ,
Gli esangui di Calcutta,
Gl’innocenti straziati a Bologna.
Guai a voi se uscirete discordi:
Sarete stretti dal nostro abbraccio.
Siamo invincibili perchè siamo i vinti.
Invulnerabili perchè già spenti:
Noi ridiamo dei vostri missili.
Sedete e contrattate
Finchè la lingua vi si secchi:
Se dureranno il danno e la vergogna
Vi annegheremo nella nostra putredine.
14 gennaio 1985,
Primo Levi, Poesia tratta dalla raccolta Ad ora incerta
Il percorso è stato realizzato dalla prof.ssa Pelosi con le classi 1C, 1D e 1E.