Le acque del mito: Oceano greco e romano – Rubrica acquatica vol. 12

Nella tradizione orfica l’acqua era il principio di tutte le cose; poi dall’acqua si costituì il fango, e da entrambi fu generato un essere vivo, un serpente con l’aggiunta di una testa di leone, con il volto di un dio nel mezzo (Eracle) che generò un uovo immensamente grande il quale, per uno sfregamento, si spezzò in due. La sommità dell’uovo divenne il Cielo mentre la parte inferiore costituì la Terra. In un altro mito greco della creazione il cosmo nasce dall’acqua impersonata dal fiume Oceano, chiamato origine del tutto da Omero che, nell’Iliade, fa dire a Era:

Vado a vedere i confini della terra feconda,
l’Oceano, principio dei numi, e la madre Teti.

Per gli antichi greci Oceano e Teti (Ōkeanós e Tēthýs) erano autori della creazione, rispettivamente padre e madre degli dèi. Oceano dai “gorghi profondi”, era il fiume che scorreva intorno al mondo. I suoi vortici tumultuosi circondavano la terra, delimitandone i confini più remoti. Le sue acque alimentavano le fonti e le cupe sorgenti, traboccavano nei fiumi, riempivano i laghi e i mari. In tal modo, Oceano e Teti penetravano all’interno delle terre, rendendole fertili e feconde. Era tale il loro potere, che gli dèi stessi, da sempre, prestavano giuramento in loro onore, sulle acque del fiume Stige (greco: Στύξ, Styx, letteralmente ‘odio’, ‘disgusto’) che separava il mondo superiore dall’Ade. Lo Stige era uno dei cinque fiumi degli inferi assieme agli altri quattro: Flegetonte, Acheron, Cocito, Lete. Gli dèi lo chiamavano a testimone nei loro giuramenti mettendo in palio la propria appartenenza ai principi informatori del cosmo, dato che la potenza del fiume era tale che anch’essi la temevano, e tale giuramento era una formula inviolabile: se un dio era sospettato di mentire, Zeus gli faceva bere l’acqua dello Stige. Il fiume dava il responso: qualora la divinità avesse mentito era costretta a trascorrere un anno in coma e nove anni lontano dai simposi. Nella Divina Commedia lo Stige diventa il quinto cerchio dell’Inferno, nel quale Dante pone iracondi (immersi) e accidiosi (sommersi). Si può cedere all’ira e/o all’apatia dello Spirito? Eccome. Ecco perché temo lo Stige…

Museo dei Mosaici di Zeugma - Wikipedia

Il mosaico mostra il dio del mare Oceano con sua moglie Teti, circondato da creature marine e quattro figure di Eros che cavalcano delfini. Il dio è mostrato con due chele di granchio come corna, un remo in una mano. Teti ha due ali sulla fronte. Il mosaico è stato ritrovato sul fondo di una piscina. La vista dall’alto è il motivo per cui due delle raffigurazioni di Eros sono capovolte. Tali immagini dell’oceano con creature marine erano motivi popolari per mosaici o dipinti nei bagni.

 

La cosiddetta Bocca della Verità è un mascherone in marmo pavonazzetto raffigurante una testa di fauno, murato dal 1632 nel pronao della chiesa di Santa Maria in Cosmedin a Roma, vicino al Tevere, di fronte all’Isola Tiberina. Il volto è stato variamente interpretato come Giove Ammone, fauno o Dio Oceano. In ogni caso questo grande volto maschile barbato in cui occhi, naso e bocca sono forati, era probabilmente un tombino della Cloaca Massima, una delle fogne più grandi di tutta Roma. Se Venere Cloacina presiedeva la cloaca, l’immagine di un Dio fluviale, poteva ben presiedere a un tombino. Come detto, alcuni studiosi ipotizzano che il mascherone raffiguri Oceano: le chele sopra la testa, il volto barbuto con occhi e bocca aperti erano le fattezze caratteristiche del dio delle acque. La scultura risale al I secolo d.C., ha un diametro di 1,80 m e pesa circa 1300 Kg. Si suppone che il mascherone fosse l’oggetto citato nei primi Mirabilia Urbis Romae, una guida medievale per pellegrini, dove alla bocca viene assegnato il potere di formulare oracoli (Ad sanctam Mariam in Fontana, templum Fauni; quod simulacrum locutum est Iuliano et decepit eum. Presso la chiesa di santa Maria in Fontana si trova il tempio di Fauno; questo simulacro parlò a Giuliano e lo ingannò). Il mascherone divenne famoso con il film di William Wyler, Vacanze romane, del 1953; indimenticabile la celebre sequenza in cui Audrey Hepburn e Gregory Peck scherzano davanti alla bocca della verità.Bocca della Verità a Roma

Prof. Luigi Lanzi

 

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