Nuova matricola’s tales – le confessioni di uno studente di ingegneria

“Chi lascia la strada vecchia per quella nuova, sa quello che perde ma non sa quello che trova”.

È uno dei miei detti preferiti; suona proprio bene, ti lascia un’idea di ignoto che oscilla costantemente tra l’euforia e il terrore e soprattutto è in rima!

Mi sono trovato a ripensarci più o meno alla metà di settembre, quando ho ricevuto il numero di matricola e sono diventato a tutti gli effetti uno studente del corso di ITI, Ingegneria delle Tecnologie Informatiche; strano ma vero, devo ammettere che la frase fatta citata in precedenza stavolta ci ha preso in pieno. Mi hanno parlato in tantissimi di come sarebbe stato iniziare questo nuovo percorso, di come la loro vita sia cambiata in meglio o in peggio, della necessità di sapersi gestire e dello “studio matto e disperatissimo”, ma adesso che ci sono dentro fino al collo ho capito che nessuno ha mai davvero ragione. Dunque benvenuti a tutti, mettetevi comodi e preparate i popcorn: inizia ora la prima (e probabilmente unica puntata) de “La mia assolutamente richiesta ed interessantissima esperienza da universitario”!

Devo dire che iniziare le lezioni il 19 di Settembre, il giorno dopo il mio diciannovesimo compleanno, è stato come ricevere dei calzini di spugna per regalo a Natale: mi sono finto contento, insomma.
Fin dal primo giorno siamo stati bombardati di informazioni su esami, corsi, lezioni, crediti e segreterie varie, potrei giurare che nessuno ricorda una singola parola di ciò che è stato detto; sarebbe stato facile prendere appunti, ma perché privarsi del fascino di qualche sorpresa nel corso dell’anno? In fondo è sempre bello rimanere stupiti dalle cose…
No, la verità è che probabilmente avevamo tutti paura. Ognuno si teneva strette le poche facce conosciute, sperando di trovare un minimo di sostegno per non scendere da solo all’inferno. Ovviamente io mi sono ritrovato lì in mezzo completamente da solo, e di tutto ciò che è stato detto non ho assolutamente capito niente; piuttosto, in quelle prime due ore, ho realizzato che per non stare così male per il resto dei tre anni avrei dovuto combattere la vergogna e conoscere più gente possibile.
Il risultato è stato abbastanza impressionante: non avevo mai parlato con tanta gente in vita mia. Ho passato le prime settimane a conoscere persone, ambienti, lezioni, professori… insomma, tutto tranne che i libri.

Nonostante io abbia sempre reso bene a scuola, il mio rapporto con lo studio è sempre stato strano: siamo come quella coppia di amici che agli occhi di tutti starebbero benissimo insieme, ma per un motivo o per l’altro passano dal frequentarsi timidamente a non guardarsi neanche in faccia. È un amore mai sbocciato il nostro, una situazione così complicata che a parlarne quasi mi commuovo; stavolta, però, ho deciso in maniera senziente di non studiare. Sono consapevole che probabilmente ho sbagliato, ma non me ne pento assolutamente: recuperare un po’ di studio non sarebbe stato difficile quanto inserirsi in gruppi già formati.
E ora eccomi qua, abbastanza sommerso dalle uniche tre materie che ho in questo semestre, ma con qualcuno a cui appoggiarmi: non so quanto la mia scelta sia condivisibile e a fini educativi vi direi di non ascoltarmi, perché sono un idiota. Però ormai quel che è fatto è fatto; passiamo oltre.

Diamo un senso alla mia tesi iniziale: è assolutamente vero che chi cambia strada sa ciò che lascia ed è ignaro di cosa si troverà davanti. Lo è perché nessuno può conoscere tutti i cambiamenti che si troverà davanti, né tantomeno il modo in cui reagirà a questi; la cosa ancora più sconfortante è che nessuno potrà mai dircelo. Bella fregatura!
Conservo tanti bei ricordi del liceo: cose come la confidenza con i professori, le conoscenze ormai consolidate dai 5 anni passati insieme, l’enorme percorso di crescita che io e chi mi sta vicino abbiamo inevitabilmente svolto e la discesa dantesca all’inferno della maturità (giusto per citarne alcune) sono tutte cose che mi strapperanno un sorriso quando mi capiterà di ricordarle. Posso sapere se le avrò anche ora che ho cambiato capitolo? No, no di certo. Ma chi mi dice che non le avrò, o che magari troverò qualcosa di ancora migliore? E chi mi dice che, invece, la mia vita non diventerà un inferno e deciderò di punto in bianco di diventare un monaco buddhista per sfuggire dallo stress?

L’unica cosa che per ora so per certo è che le macchinette degli snack, all’università, sono mille volte meglio di quanto tu che stai leggendo possa mai sognare. Valgono quasi la pena di studiare per altri 5 anni.

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