L’11 Febbraio 2015 si è deciso di inserire nel nostro calendario una Giornata Internazionale volta a ricordare e soprattutto sensibilizzare su un argomento molto importante: si tratta dalla Giornata Internazionale delle Donne nella Scienza, spesso definita “una branca” della Festa della Donna in maniera decisamente riduttiva.
La scienza come sistema di conoscenze è il frutto del percorso di domande e studi che l’uomo che nel corso dei secoli ha sviluppato: quando si parla di storia della scienza non ci si può limitare ad elencare gli esperimenti, i ragionamenti e le scoperte degli scienziati, ma bisogna anche tenere conto delle relazioni con la società, degli ambiti che si decidono di approfondire o di tralasciare, di chi conduce la ricerca stessa. Uomini, scienziati.
Già dai tempi di Aristotele, la donna era concepita come inferiore rispetto all’uomo. Aristotele nella “Politica” afferma :
“La relazione tra maschio e femmina è per natura una relazione di superiore a inferiore, e sovrano a governato”.
Insomma: incapace di pensiero oggettivo, tenuta fuori dall’istruzione, relegata a ruoli assistenziali, domestici, ritenuta fragile come un fiore: vivente ma immobile, meraviglioso ma fragile, da strappare per ornamento altrui.
Tanto radicata questa convinzione che le donne stesse sono arrivate a convincersi che fosse la natura delle cose. Quante ragazze affermano di credere di essere più “portate” negli studi umanistici, rispetto a quelli scientifici, in quanto donne.
Probabilmente questo deriva anche dalla mancanza di modelli femminili nella Storia, che sì, sono esistiti e sono stati rilevanti – partendo dalla matematica Ipazia d’Alessandria (360-415 d.C.) e arrivando fino all’astrofisica italiana Margherita Hack (1922-2013) – ma che sono pochi rispetto agli esempi maschili. Esempi di donne che hanno dovuto lavorare in ambienti ostili, lottare contro pregiudizi e mille ostacoli per essere riconosciute; per questo molte giovani ragazze tendono ad arrendersi prima o ad escludersi fin dal principio di fronte alla possibilità di una carriera scientifica. Val la pena fare tanta fatica, sembrano chiedersi?
Ma quanti sono i potenziali contributi scientifici persi in questa sconfitta a priori, in questa lotta contro la tradizione?
Oggi la società si sta dimostrando molto più propositiva nei confronti delle donne rispetto al passato, anche attraverso la promozione di progetti scientifici ad esse dedicati. Eppure in molti casi le ragazze, forse ancora incredule del cambiamento in corso, rifiutano queste possibilità e tornano a percorrere vie più marginali, dove rivestono il ruolo di bei fiori, decorativi, silenziosi.. tornano nelle vie in cui alcuni vengono affogati da acquazzoni e altri ancora essiccati dal sole, o colti per decorare quadri altrui. Il problema sta proprio in questo: le donne, in realtà, non sono fiori.
Annalisa Coppellotti 4G