Scegliere fa paura. Una scelta sbagliata può stravolgere la giornata o, talvolta, l’intera vita. Avrò fatto la scelta giusta? E se avessi optato per l’altra opzione, ora starei meglio? Cosa penseranno gli altri della decisione che prenderò?
Scegliere implica esporsi, attraverso ciò che scegliamo mostriamo involontariamente un lato di noi e spesso, per nascondere questo, lasciamo influenzare le nostre scelte da quelle degli altri o dai pregiudizi imposti dalla società. A volte si ha poco tempo per prendere una decisione, altre volte si hanno mesi o anni per ponderare la scelta migliore, ma spesso è proprio il tempo passato a rimuginare che porta sofferenza. Per questo motivo le scelte istintive sono le migliori: la mente non ha il tempo di pensare alle conseguenze e ciò che ne deriva è una decisione libera e genuina.
Marina Abramovic, a tal proposito, in occasione della Settimana internazionale della performance di Bologna, realizzò, insieme al compagno Ulay, una performance intitolata “Imponderabilia” per testare la capacità delle persone di prendere una decisione immediata. I due artisti si posizionarono senza vestiti, uno di fronte all’altro, ai lati dell’unica porta del museo comunale che permetteva l’accesso all’interno. Chiunque avesse voluto godere delle bellezze del museo avrebbe dovuto posizionarsi di profilo e prepararsi ad un inevitabile contatto con i due corpi; oltre a dover superare l’imbarazzo, i visitatori si trovarono a dover scegliere, in una manciata di secondi, quale corpo affrontare: quello femminile di Marina o quello maschile di Ulay.
Dunque, che fare? Scegliere di rivolgersi verso il nostro stesso sesso perchè mette più tranquillità? O affrontare con coraggio il sesso opposto? O magari è più conveniente seguire la scelta di chi viene prima per evitare di venire giudicati?
Di pensare non c’era tempo, l’istinto, scegliendo per loro, fece emergere la vera natura di ogni partecipante.
Tra i visitatori vi furono anche coloro che si rifiutarono di entrare, che non hanno avuto il coraggio di scegliere da che parte rivolgersi; ecco, queste persone si sarebbero sicuramente assicurate un posto nell’antinferno di Dante, tra gli ignavi, coloro che in vita non sono mai riusciti a prendere una posizione. Nel Canto III della Divina Commedia, infatti, Dante Alighieri denuncia proprio la questione della “non scelta” infliggendo a coloro che hanno sempre vissuto nella comodità di non rischiare, la pena di un’infinita corsa, senza vestiti, seguendo un insignificante insegna bianca.
In questo caso l’elemento della nudità è visto come una pena, mentre nella performance della Abramovic l’imbarazzo non lo prova chi non porta i vestiti, ma il pubblico che, dovendo compiere una scelta, si sente messo a nudo.
Che la scelta consista nel decidere chi condannare* o da che parte rivolgersi per entrare in un museo, scegliere di non scegliere è sbagliato, denota insicurezza. A volte sarebbe molto più comodo avere qualcuno che scegliesse per noi, ma vogliamo mettere a paragone la libertà di scegliere con l’obbligo di sottostare alle scelte altrui? Io preferisco di gran lunga prendermi la responsabilità di decidere per me, per compiacermi quando avrò fatto la scelta giusta e imparare da quelle sbagliate. Quello che auguro a me stessa e a tutti è di aggiungere sempre un briciolo d’istinto.
qui la performance Imponderabilia
https://www.youtube.com/watch?v=JQjk-JpG0O0
Sara Oppici, 5B