Elogio all’insania dell’amore

Ho sentito parlare di storie d’amore da giovani e da anziani, ho letto storie d’amore nei libri, le  ho viste nei film, ascoltate nei podcast e nelle canzoni, e questo è ciò che ho dedotto a riguardo.

Amare è masochismo involontario. È un riflesso fortuito della mente. È il brivido e il respiro affannoso. E ingenuo è chi dubita dell’insania dell’amore.

Amare è corrosivo, ma è così vertiginosamente piacevole. È l’elogio alla follia per eccellenza, è l’abbandono all’imprescindibile e pressoché inevitabile richiamo di una imprevista vibrazione tra te e l’altro. L’amore è deleterio, è infame, ed è la cosa più dolce che in vita ci è permesso assaporare. E non confondiamo questa vibrazione con il mero richiamo sessuale.

Ai mondani il sesso, agli amanti l’amore. 

E se l’amore non avesse un temperamento violento,  secoli e secoli di opere letterarie, poetiche, pittoriche o teatrali non avrebbero mai avuto modo di nascere. La Divina Commedia non sarebbe mai stata scritta senza l’insostenibile sofferenza dell’amore per Beatrice; e lo stesso vale per i carmina di Catullo, intrisi di speranza e disperazione, per i dolori del giovane Werther, in cui Goethe dà sfogo alle sue tristi vicende d’amore, per il ciclo di Aspasia di Leopardi, per Le ultime lettere di Jacopo Ortis, per gli endecasillabi di Petrarca e poi e poi. 

Amore è coincidenza di coincidenze. Una serie indeterminata di eventi provoca amore in ogni istante da qualche parte nel mondo, la stragrande maggioranza delle quali passa del tutto inosservata. E quanto infime sono di caso in caso le probabilità che l’accavallarsi casuale degli eventi comporti lo scoppio dell’amore? Come può quindi amore essere un qualcosa nella norma?

Non può, per forza di cose deve implicare l’eccesso, l’esuberanza, la follia. Non biasimo Orlando per la sua pazzia, ma biasimo chiunque ritenga il suo amore un’inconcepibile assurdità. 

Alberici Martina 4E

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