Un ragazzo e una ragazza, una città attraversata da un torrente, un accenno di primavera e una corsa interrotta in autobus. Lui, Jacopo, ha i jeans troppo larghi, i capelli troppo arruffati, una sorella troppo strana, una casa troppo piccola e troppo dolore in fondo alla sua chitarra. Lei, Annael, ha un nome da elfo, i capelli rossi fuoco, una regina di un chiosco di dolci come madre e lo stesso dolore di Jacopo: un padre che non c’è più. Le loro storie sono ai margini del mondo, in un posto dove può sembrare che nulla di bello possa succedere. E invece le vite dei due adolescenti si intrecciano in uno dei modi più strani: la corsa in autobus interrotta.
Il terzo lato di questo “triangolo scaleno” è rappresentato da Iames, un senzatetto. Un’altra vita invisibile, nascosta, agli occhi di chi non sa vedere, sulle rive di un laghetto in un parco, dove l’unica sua amica è una papera bianca.
La luce di questo sfondo è data dall’amore tra Jacopo e Annael, capace di illuminare pian piano ogni marciapiede, ogni gradino della piazza del mercato, ogni parola consueta, ogni pomeriggio all’apparenza scontato. Un amore imparato a poco a poco, ma così sincero e tenace da permettere di superare i dolori più profondi, le ingiustizie più manifeste e le cattiverie più crudeli. Libero e inarrestabile come la primavera in un’antica città.
Devo ammettere che all’inizio ero un po’ prevenuta nei confronti di questo libro. Dal titolo mi aspettavo un romanzo rosa smielato. Non proprio il mio genere preferito. Ma sono rimasta piacevolmente sorpresa quando si è rivelato non troppo romantico. Non avendo trovato il libro cartaceo, ho dovuto sottrarre il tolino a mio padre per leggere il formato digitale, ma è stato anche più comodo. Perché nei giorni in cui l’ho letto ho fatto un weekend a Firenze e nella valigia un tolino era molto più comodo da tirare fuori in treno.
La vita dei due protagonisti è come quella di tanti: dolore, piccole gioie, passioni e, soprattutto, invisibilità. Personalmente, mi sono rispecchiata nel personaggio di Jacopo. Non perché ho una sorella strana, una casa piccola, i jeans larghi o i capelli arruffati; non perché frequento il liceo musicale. Mi ci rispecchio nella sua invisibilità agli occhi della gente, all’indifferenza delle persone nei suoi confronti. Al non avere molti amici in classe (anche se per me questa situazione è cambiata quest’anno). Mi ci rivedo nella sua passione per la musica.
Questo libro mi è entrato nel cuore in una maniera, devo ammettere, inaspettata. Non sono un’amante dei romanzi rosa, ma questo mi ha veramente colpita. Non saprei dire se è per lo stile di scrittura, “professionale” e allo stesso tempo molto simile alla parlata dei ragazzi di oggi, o la semplice storia di questi due adolescenti semplici, due vite come tante.
Elisa Ziggiotto 3°A