Fin da bambini siamo stati abituati ai racconti sul principe azzurro e sul “vissero felici e contenti”. L’amore fiabesco è descritto come un’emozione straordinaria e infinita che ha sempre un lieto fine nonostante i più impensabili imprevisti. Se Ludovico Ariosto fosse ancora in vita probabilmente mi congratulerei con lui per averci dato la possibilità di non leggere la solita storia della principessa che sposa il suo bel principe, ma di avventurarci nella vicenda di Orlando, un guerriero che perde il senno sapendo che la meravigliosa e scaltra Angelica gli ha preferito un povero fante, Medoro.
Secondo me la storia di Orlando riporta tematiche che sono attuali e non solo oggetto di fantasia: la fragilità dell’uomo quando è innamorato, il contendersi la stessa donna come Orlando e Rinaldo, il continuo desiderio di sapere o l’amore malsano e non corrisposto.
A mio parere quando ci innamoriamo siamo tutti un pò più fragili e suscettibili, magari non così tanto da duellare con qualcuno per conquistare la persona amata, ma da litigarci pesantemente sì. Alcune volte ciò che proviamo ci può portare addirittura a rompere amicizie: ho conosciuto infatti coppie di amici che sono arrivati a non parlarsi più per anni perché erano attratti dalla stessa ragazza. Trovo abbastanza triste arrivare a discutere per amore, ma ahimè l’uomo è debole davanti alle proprie emozioni e quando si tratta di amore ancora di più.
Un’altra cosa che facciamo quando siamo innamorati è cercare in tutti i modi di scoprire se il nostro amore è ricambiato o se a quella persona interessa qualcun altro. Come Orlando che arriva a parlare con un pastore per svelare il suo dubbio su Angelica e Medoro, o come Milton che parte alla ricerca di Giorgio per sapere se ha avuto veramente una relazione con Fulvia ( i protagonisti di Una questione privata) , noi cerchiamo su tutti i possibili social maggiori informazioni su quella persona.
E forse su questo siamo un po’ giustificati. Noi uomini viviamo e siamo abituati alla ricerca della verità, la verità sul senso della vita, su cosa c’è dopo la morte, su noi stessi… Siamo perseguitati da dubbi, dai più banali a quelli esistenziali, e per noi è una questione vitale cercare di fugarli. Ritengo che venire a conoscenza della realtà quando si tratta di amore sia essenziale per noi, per non vivere continuamente nell’incertezza, per scoprire magari che quei sentimenti sono ricambiati o nel peggiore dei casi per poter chiudere la porta e andare avanti. Nel caso di Orlando la fortuna non è stata dalla sua parte e il suo amore non ricambiato lo ha portato ad autodistruggersi e impazzire.
L’amore distruttivo è anche quello che Petrarca prova per Laura e che esprime in un suo sonetto:
“Veggio senza occhi, et non ò lingua et grido;
et bramo di perir, et cheggio aita;
et ò in odio me stesso, et amo altrui.”
Per Petrarca l’amore assume un lato crudele che lo devasta facendogli provare addirittura odio per se stesso per non essere capace di liberarsene. L’amore distruttivo è anche quello di Paolo e Francesca nella Divina Commedia. I due amanti si lasciano andare alle passioni sottomettendo la ragione “al talento”, al desiderio, e questo loro comportamento sarà fonte di peccato e di morte. L’amore distruttivo è anche quello di chi nella sua vita si è sentito dire “mi spiace, ma non provo le stesse cose”. A tantissimi è successo e tantissimi ci hanno sofferto.
L’amore distruttivo è di certo un sentimento reale, e spesso è utilizzato da un autore come fonte d’ispirazione per la propria opera. Quando ti capita, ti senti un buco allo stomaco e continui a chiederti “Perchè, perchè, perchè? Perchè non mi ama? Perchè non mi ama più?” Scorri le vecchie foto sul telefono e vedi luoghi e oggetti che ti ricordano lui o lei. Piangi come se ti fosse capitato un lutto, e pensandoci, forse un pò lo è. Arriva poi il momento in cui vedi l’indifferenza nei tuoi confronti sul volto della persona amata. Oppure succede che lo vedi felice con qualcun altro. Lì ti senti vuoto, pietrificato.
Ognuno di noi poi reagisce a suo modo: alcuni cercano di autoconvincersi che non provano più nulla, altri piangono disperatamente da mattina a sera e altri ancora cominciano a buttare in acqua rami e zolle di terra, spogliandosi della propria armatura e iniziando a colpire con un grande tronco chiunque passi nelle vicinanze. In fin dei conti tutti noi impazziamo un pò quando amiamo qualcuno e non veniamo ricambiati. E come dice Ariosto “C’è forse un sintomo più evidente di pazzia che perdere sé stessi nella ricerca di altri?” La verità quindi è che, in fondo, siamo un pò tutti Orlando.
Veronica Bertozzi 4B
Immagini: opere di Antonio Possenti