La pandemia e le restrizioni legate a essa stanno sicuramente mettendo a dura prova tutti. Sono molte le categorie danneggiate ma, se è vero che non tutti i mali vengono per nuocere, pare sia finalmente giunto il momento di mettere da parte il rancore e di applicare invece la buona vecchia resilienza, l’unica conciliabile con il buon senso che questa crisi, sanitaria prima che economica, dovrebbe far emergere.
“Thelivery”, “Teatro a domicilio”, “Teatro delivery”…Sono svariati i nomi del progetto con cui gli attori di tutta Italia stanno facendo fronte alle pesanti chiusure inflitte al mondo dello spettacolo. Questa originale riorganizzazione ha iniziato a diffondersi a Milano tra dicembre e gennaio ed è poi stata ripresa da decine di associazioni su tutto il territorio nazionale. “Se le persone non vanno a teatro, il teatro va dalle persone” si sono giustificati gli artisti. La loro infatti è un’idea geniale: muoversi in bici per le vie della città con tanto di zaini a mo’ di “delivery box” contenenti “Consegne teatrali a domicilio. Sempre calde” da condividere con un pubblico variabile, come declamano per esempio le “Officine Gorilla” di Alessandria.
Ma la cultura come pietanza da offrire ai propri “commensali” non è sicuramente una novità nella storia italiana, men che meno nella letteratura, se solo pensiamo alla celebre opera di Dante: il “Convivio”.
Un poema innovativo, principalmente a livello linguistico, per cui il Sommo Poeta si cimenterà nella lenta e progressiva introduzione del volgare nelle opere scritte; ma ancor di più a livello stilistico, come si può immediatamente notare dalla scelta del titolo e della palese connessione alla funzione del testo. Quest’ultimo infatti simula metaforicamente un banchetto di saperi, imbanditi come vivande dal grande letterato fiorentino ai suoi ospiti, ovvero i lettori di qualsiasi estrazione sociale (chiaro il fine divulgativo). Con quest’insieme di trattati egli riesce anche a determinare una nuova concezione dell’intellettuale per cui diviene un obbligo morale, nei confronti di chi è impossibilitato dalle proprie condizioni sociali (ma non dalla propria volontà), farsi veicolo di diffusione della cultura.
Questa idea è da sempre alla base dell’intera realtà dello spettacolo. Il teatro, così come il cinema e tutte le arti a esso connesse determinano aggregazione ma soprattutto passione. È proprio questa che ha saputo guidare gli innumerevoli attori presenti sul nostro territorio verso l’ uscita del tunnel, permettendo loro di sancire una netta scissione persino dai grandi colossi digitali che ormai li stanno soverchiando. E il merito va proprio alla loro vera essenza: il vigore delle loro competenze, come originalità e trasversalità, esaltate dalla grande necessità del sapere e dell’intrattenimento, la trasmissione. La riconversione era inevitabile per superare una delle crisi più gravi dell’ultimo secolo ma lo spettacolo si è dimostrato all’altezza, facendo dei piccoli attimi quotidiani una nuova fonte di ispirazione.
Letizia Bruno 3D