Invita a cena te stesso. Gabriele Capuano reinterpreta Derek Walcott

Ciao! Semplice come saluto
ma che rispecchia l’essere abbattuto
che ognuno dei due si trova di fronte.
Ci sono due piatti sul tavolo
e nessuno dei due ha fame.
Un silenzio monotono;
al contrario non c’è pace.
Un semplice brodo
anch’esso triste a modo suo.
caldo e accogliente, si
ma triste.
Non servono parole
il bisogno non c’è.
Sono due piatti sul tavolo
e nessuno ha fame.
Scusa. Che parola complessa
pronunciata come una scommessa
e l’espressione di noi è la stessa:
Sorpresa.
E poi Grazie.
Tre parole molto forti
semplici e complicate a modo loro
ma noi ci capiamo e va bene così.
Due piatti sul tavolo,
nessuno ha fame.

Capuano Gabriele

 

Liberamente ispirata a Derek Walcott, Love after love

The time will come
when, with elation
you will greet yourself arriving
at your own door, in your own mirror
and each will smile at the other’s welcome,

and say, sit here. Eat.
You will love again the stranger who was your self.
Give wine. Give bread. Give back your heart
to itself, to the stranger who has loved you

all your life, whom you ignored
for another, who knows you by heart.
Take down the love letters from the bookshelf,

the photographs, the desperate notes,
peel your own image from the mirror.
Sit. Feast on your life.

(Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell’altro

e dirà: Siedi qui. Mangia.
Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato

per tutta la tua vita, che hai ignorato
per un altro e che ti sa a memoria.
Dallo scaffale tira giù le lettere d’amore,

le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. È festa: la tua vita è in tavola.)

 

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