Carlotta e Adele in DAD

Per affrontare il tema della didattica a distanza nel modo più oggettivo possibile, abbiamo voluto scriverne a quattro mani. O forse sarebbe più giusto dire che abbiamo voluto scriverne con due punti di vista differenti, ma che in un certo senso arrivano a una sintesi comune. Qualcuno da questo articolo potrebbe aspettarsi un elogio alla scuola italiana, all’organizzazione impeccabile delle autorità e dei presidi, un ringraziamento alla puntualità del sistema nel rispondere alle necessità di noi studenti. Altri cercheranno in queste parole l’ennesimo grido disperato di soccorso di una scuola che, a distanza, pare non funzionare. Da anni ormai si parla di innovare la scuola, dell’importanza di digitalizzare la didattica, di libri elettronici, di insegnamento a distanza: vi erano i favorevoli, gli entusiasti, e vi erano i contrari, gli oppositori. Con questo articolo corale siamo state chiamate a dare la nostra opinione, analizzando i pro e i contro.

Ed ecco i nostri punti di vista diversi.

Carlotta considera la DAD un’opportunità che porta tutti gli sforzi e lo studio dedicati alla scuola nella rete di Internet. Un’utile compenetrazione di metodi e di strumenti. Ne ha sempre visto il lato positivo. Lo studio, grazie al web, è accompagnato da possibilità infinite di ricerca e di approfondimento. Una montagna di informazioni sotto la tastiera dei nostri computer. La DAD agevola questa convivenza di studio e ricerca e la voglia di conoscenza viene stuzzicata dalla facilità dei mezzi.

Adele, invece, per quanto convenga che la didattica a distanza sia ottimale dal punto di vista logistico e ne comprenda le difficoltà organizzative, rimpiange le giornate passate in compagnia dei compagni, le alzate di mano per rispondere e gli arrivederci detti uscendo effettivamente dall’aula, non solo premendo un tasto rosso in basso nello schermo.

In particolare, noi frequentiamo l’indirizzo musicale del nostro Liceo e, per noi musicisti, le cose sono ancora diverse. Per ora, a differenza dell’anno scorso, le lezioni di strumento e i laboratori di musica d’insieme sono tenuti in presenza: nelle stanze più ampie, non è possibile suonare in formazioni più grandi del quintetto, le finestre devono sempre rimanere aperte e dei buffi separatori colorati ci dividono, permettendoci di vedere i compagni solo tramite uno strano divisorio di plexiglas. Ci mancano i concerti, gli applausi, i sorrisi di soddisfazione tra noi membri dell’orchestra, della band, del coro quando, scesi dal palco, ci stringiamo forte e non vediamo l’ora di risalire sulla scena. Ora tutto questo è solo ricordo e speranza. Speranza di poter tornare a fare musica dal vivo, il prima possibile.

Adele Spina e Carlotta Sarina

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