La rivincita della poesia – Da Montale ai Seawards

Nel 1975 Eugenio Montale riceve l’ambìto Premio Nobel per la Letteratura. Durante la cerimonia di consegna, nel suo discorso, si lascia andare ad una lunga riflessione sulla Poesia, dalla quale emerge una questione di fondo: “potrà essa sopravvivere nell’universo delle comunicazioni di massa?”. I pensieri di Montale lasciano intravedere una visione negativa sul futuro e soprattutto l’incertezza riguardo all’uso che la società saprà fare di questi mezzi. Ancora oggi, nell’epoca di Internet, gli intellettuali continuano a dibattere su questi nuovi canali e specialmente sull’uso a tratti spropositato che a volte se ne fa. Ma forse la domanda che dovremmo porci oggi è se questi mezzi possano rappresentare ancora un veicolo per il pensiero poetico.

Dal mio punto di vista, probabilmente condiviso dall’intera  “Generazione Z”,  esso è ancora soprattutto presente nei testi delle canzoni, che scandiscono le nostre giornate. Ma non bisogna dimenticare che la nostra è una società sicuramente basata sulle immagini e sul loro forte impatto comunicativo. Per questo mi sembra spesso di cogliere ancora di più la poesia proprio nella combinazione di testi e immagini, il videoclip – nonostante questa non sia un’invenzione receseawards3nte, in quanto già utilizzata a partire dagli anni ’70. Ultimamente mi è capitato di vederne uno che mi ha spinta a questa riflessione, perché la poesia bisogna andarsela a cercare oggi! Io penso di averla trovata con i Seawards, duo alternative-pop reso celebre dall’ultima edizione di X-Factor, in cui hanno saputo distinguersi per la loro capacità evocativa.

Curiosando tra i vari inediti si nota come nella loro musica sia presente uno studio ben preciso, ma celato da un velo di mistero che, come confermato dalla cantante stessa, permette a chiunque di dare la propria interpretazione personale a ogni traccia. Tra tutte vi è, appunto, “Walls”, un brano all’insegna dell’amore, descritto come l’unico in grado di dissolvere i cosiddetti “muri” delle insicurezze. Il videoclip risente fortemente di dannunzioquest’ottica, per cui viene a crearsi un’atmosfera misteriosa, che genera insieme inquietudine e meraviglia, accompagnate dalla metafora del “fiore”. La natura è quindi la vera protagonista in immagini. Esse provocano un’esperienza polisensoriale insieme alla melodia di fondo, che si presta con delicatezza ad intrecciarsi con le “trasformazioni” visive e poetiche del video. In poesia queste concezioni sono ben note come “panismo” e “sensismo” e hanno riportato il mio pensiero ad una delle più grandi opere di Gabriele D’Annunzio, “La pioggia nel pineto”.

Ancora oggi, dunque, è possibile trovare poesia, grazie anche a quei mezzi di comunicazione di massa che tanto preoccupavano Eugenio Montale. Tramite essi poi, è possibile anche riscoprire capolavori che restano spesso sconosciuti alla nostra generazione, proiettata nella velocità dell’esperienza virtuale. E solo cercando di conservare la curiosità e la sensibilità che ci contraddistinguono come esseri umani, sarà possibile allontarci dalla mentalità “meccanica” da cui cui quotidianamente rischiamo di essere inghiottiti. 

Infine, per chi volesse approfondire la questione:

https://www.nobelprize.org/mediaplayer/?id=1493 – Discorso di Eugenio Montale per il Premio Nobel

Letizia Bruno 2D

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