Sembrava una giornata tranquilla, una giornata come le altre. Sembrava…
Non avrei mai pensato che avrebbe lasciato dentro di me qualcosa che mi pesa ancora oggi.
Quel giorno, più precisamente il 16 maggio 2017, io e i miei amici ci trovammo davanti all’edicola del paese, pronti per andare al fiume a goderci quella giornata.
Noi, come dei ragazzi all’avventura, eravamo attrezzatissimi: zaino sulle spalle con dentro un telo, del cibo da sgranocchiare e un ricambio.
Ricordo che era un giorno caldo di primavera, il cielo era di un colore azzurro intenso e solo all’orizzonte si intravedevano delle nuvole. I raggi del sole penetravano gli alberi e giungevano fino a noi; provavo a chiudere gli occhi per pararmi da quel bagliore, ma quando provavo a farlo continuavo a vederlo lo stesso.
Erano le 15,30 del pomeriggio, avevamo una voglia matta di entrare in acqua, così prendemmo un pallone e iniziammo a giocare. Ci stavamo divertendo molto, ridevamo e scherzavamo…
Continuammo a giocare per circa un’ ora e mezza, ma quando uscimmo dall’acqua vedemmo che mancava un nostro amico. Subito pensammo che fosse andato da qualche parte.
Il tempo passava, noi continuavamo a divertirci, ignari di ciò che era accaduto.
Quando andammo a controllare il suo zaino, vedemmo che il suo telefono era lì, e lui ormai era via da un’ora e mezzo. Iniziammo a pensare al peggio, così chiamammo il padre di un nostro amico che si affrettò subito ad avvisare i carabinieri.
Noi intanto provammo a cercarlo ovunque, fino a quando un ragazzo disse di aver visto in acqua qualcosa che assomigliava a delle gambe.
In quel momento ricordo di non essermi sentito bene, avevo le gambe che tremavano, il cuore che mi batteva forte e la mente che continuava a sperare che fosse andato solo a fare una lunga passeggiata.
Una volta arrivati, i carabinieri ascoltarono il nostro amico che aveva detto di averlo visto in acqua, poi ci mandarono subito a casa.
Non sono mai stato in ansia come quella sera…
Verso le 20 arrivò la notizia che i sommozzatori avevano trovato il suo corpo.
Nei giorni seguenti non ero più lo stesso: con lui giocavo al campetto, passavamo insieme i nostri pomeriggi a discutere di pallone, mentre ora sono qui a sperare ancora che sia andato a fare una lunga passeggiata.
I veri amici, quelli che non dimenticherai mai, sono quelli con cui gioisci, piangi, esulti, vivi i momenti più belli, quelli più brutti e anche se lui era un amico con il quale giocavo solo al pomeriggio al campetto era un amico vero per me.
La nostra amicizia, il nostro gruppo è come un puzzle dove ognuno di noi è un tassello, ma quando perdi uno di questi, il disegno risulta incompleto e lo rimarrà per sempre.
Gabriele Scafaro 2c