di Fabio Varoli, 5° S
Un’emozione può essere considerata una semplice reazione psicofisica a stimoli interni o esterni? Secondo le teorie di Darwin le emozioni vengono utilizzate per rendere più veloce la reazione dell’individuo a situazioni in cui è necessaria una risposta immediata ai fini della sopravvivenza, reazione che non utilizzi cioè processi cognitivi ed elaborazione cosciente. Impressione forte, rammarico, felicità e turbamento sono soltanto alcune delle emozioni più importanti.
Proprio attraverso il termine “turbamento” possiamo definire il rapporto tra Intelligenza artificiale ed emozioni. Infatti Sembra proprio che, nonostante i numerosi sforzi e gli evidenti progressi realizzati in un arco di tempo davvero piccolo, le emozioni rappresentino ancora un enigma senza soluzione.
Secondo quello che sostiene Alberto Oliverio nel suo articolo “la mente e le emozioni”, da un lato esiste un modo di guardare alle emozioni come qualcosa di meccanico e quindi innato in quanto le emozioni rappresenterebbero solo delle sensazioni e delle percezioni, un’attività passiva come sostennero Cartesio, Hume e Dewey. Dall’altra parte abbiamo importanti figure come Brentano e Sartre che le considerano come dei complessi fenomeni mentali che evidenziano il nostro rapporto con il mondo. Lo stesso Darwin, attraverso esperimenti è riuscito ad affermare che le emozioni degli animali e quelle degli umani sono simili: il nostro modo di emozionarci, indipendentemente dal fatto di essere umani o animali, è creato dall’imperfezione del nostro mondo. Se fosse perfetto, quindi senza cambiamenti e costante nel tempo le nostre emozioni non esisterebbero.
SARTRE
Una delle prime testimonianze di intelligenza artificiale la troviamo addirittura nell’Iliade, dove Efesto aveva creato nella sua fucina, quelli che oggi descriveremmo come automi, a servizio delle divinità dell’Olimpo.
Ma per trovare un primo prototipo di robot che interpreta le emozioni dobbiamo fare un grande balzo in avanti fino al 2012 con FACE, una donna-robot che riesce a riprodurre ed elaborare le emozioni.
Ma quelle emozioni e sensazioni forti che ognuno di noi ha immagazzinato nella propria mente, come la paura di calciare un rigore in una finale o ancora il primo bacio o il primo giorno di scuola alle elementari, quei ricordi che vengono evocati da un piatto tipico che ti preparava la mamma da piccolo facendoti riemergere momenti fantastici dell’infanzia, i robot possono provarli?
In un’intervista il fisico S.Fusi rilascia dichiarazioni che chiariscono molti dei dubbi riguardanti questi ricordi importanti: «Anche nelle macchine si possono simulare le emozioni».
Sono un particolare aspetto del nostro stato mentale, e sono “speciali” perché più difficili da controllare. Se abbiamo paura è per sopravvivere, per questo i ricordi associati a esperienze traumatiche non sono così facili da sovrascrivere. Ma non c’è motivo per cui una macchina non possa provare emozioni, compresa la paura. Anche se forse robot di questo tipo riusciremo a costruirli tra vari decenni.
– DALLA FANTASCIENZA ALLA REALTÀ
Nella serie tv Westworld gli automi prendono coscienza di sé quando il loro creatore permette loro di accedere ai ricordi delle loro esperienze passate.”
Dopo anni di discussioni, oggi anche i più scettici sono costretti a constatare la capacità di dialogo e di pensiero da parte dei robot. Negli anni 60 vi erano alcune ragioni per poter rispondere di no al quesito “una macchina può pensare?”.
Ma ora le cose sono cambiate. Le prime prove che portarono a propendere a favore della capacità di pensiero riguardavano i risultati della teoria della computazione: la prima era la tesi di Church secondo la quale ogni funzione che sia effettivamente calcolabile è ricorsivamente computabile, mentre il secondo è altrettanto importante ed è l’esperimento di Turing secondo il quale una funzione ricorsivamente computabile è calcolabile attraverso una macchina manipolatrice di simboli ben programmata. La storia delle macchine pensanti ebbe inizio nella seconda metà del Novecento.
FACE
Non è una storia lineare ma bensì caratterizzata da innumerevoli alti e bassi.
L’esempio calzante che ognuno di noi ha presente è “SIRI” è l’assistente digitale sviluppato dalla Apple presente nei dispositivi iOs. É un software per il riconoscimento e l’iterazione vocale. È in grado non solo di rispondere alle nostre domande ma anche di elaborare sms, organizzare appuntamenti, fare chiamate vocali e di fare ricerche su internet. Un vero e proprio sistema di apprendimento automatico dotato addirittura di ironia.
SIRI rappresenta l’esempio perfetto di macchina pensante. L’umanità, ormai, si trova sulla soglia di un’era nella quale robot, bot, androidi e altre manifestazioni dell’intelligenza artificiale sembrano sul punto di lanciare una nuova rivoluzione industriale, suscettibile di toccare tutti gli strati sociali. La robotica e l’intelligenza artificiale promettono di portare benefici in termini di efficienza e di risparmio economico non solo in ambito manifatturiero e commerciale, ma anche in settori quali i trasporti, l’assistenza medica, l’educazione e l’agricoltura, consentendo di evitare di esporre esseri umani a rischi e condizioni pericolose, come nel caso della pulizia di siti contaminati da sostanze tossiche. Il problema della responsabilità in caso di danni provocati da robot o umanoidi può sembrare troppo avveniristico ma in realtà non è così perché già si stanno producendo prototipi che presto verranno avviati non solo nel mondo produttivo ma anche in quello sociale, si pensi ad esempio al recente prototipo di robot per l’amministrazione del condominio.
Nel frattempo lasciamo che i film di fantascienza svolgano il loro lavoro e che si sbizzarriscano su una possibile conquista del mondo da parte degli umanoidi, come in “Io robot” o nel “mondo dei robot” mentre la robotica continua la sua incessante ricerca.