Il giorno in cui sono entrata al Bertolucci

Fin da quando ero piccola  mi sono chiesta che scuola avrei frequentato dopo la fine della terza media. Nel corso degli anni la mia idea di scuola superiore è cambiata parecchie volte, infatti fino a un paio d’anni fa ero convinta di voler intraprendere un percorso di formazione classica, con qualche pensiero riguardo l’istituto artistico, considerato il fatto che ho una sfrenata passione per il disegno. 

Ma un professore, che sono stata molto fortunata ad incontrare sul mio cammino scolastico, mi ha fatto cambiare totalmente idea. Infatti sono passata dal detestare la matematica a voler persino approfondire questo mondo affascinante, legato anche alla scienza. Una volta capito il mio ambito di interesse non restava che scegliere la scuola.

Il giorno in cui sono entrata al Bertolucci fuori pioveva, il cielo era grigio e il quartiere non era un granché, ma dentro ho trovato tutt’altro. L’accoglienza è stata calorosa: subito gli studenti che si erano resi disponibili ci hanno aiutato a raggiungere le aule dove ci avrebbero dato le spiegazioni sulla scuola, e, una volta entrati nelle rispettive stanze, anche i professori non sono stati da meno. Con fare gentile e disinvolto ci hanno spiegato come funziona il Bertolucci con tutti i vari indirizzi tra i quali potevamo scegliere. Quando ho notato che erano tutti allegri e con la voglia di fare ho capito subito che questa era una scuola diversa dalle altre, ho respirato un’aria nella quale le persone si sentono a loro agio, dove c’è tanta voglia di mettersi in gioco e di coltivare la curiosità di imparare. Dopo l’iscrizione ho messo da parte l’idea della scuola e ho dovuto concentrarmi soprattutto sul mio esame di terza media che per me è stato un obbiettivo importantissimo e sono riuscita ad ottenere con impegno i risultati che volevo. Adesso ho staccato la spina, ma il mese di agosto si sta inesorabilmente accorciando e quindi devo tornare piano piano a pensare a tutto ciò che mi aspetta: un nuovo ambiente, i miei nuovi compagni di classe dei quali non so neanche il nome e quelli che saranno i miei professori.

Ogni tanto la paura di ciò che non conosco affiora: qualche volta mi capita di sognare che sia il primo giorno di scuola e io non ho preparato ne’ i libri ne’ l’occorrente, tanto meno la testa e la concentrazione! In ogni caso sono sicura che il primo giorno di scuola sarò emozionatissima, soprattutto quando sentirò chiamare il mio nome e varcherò nei panni di studentessa i cancelli del Bertolucci.

Maria Vittoria Pelani, futura studentessa di Prima

 

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