Che valore attribuiamo all’arte?
Immaginate di essere all’interno di un museo, in una stanza semi oscura, solo qualche faretto che illumina una tela 66 x 44 su cui alcune pennellate di colori ad olio sono disposte in un’ intensa raffigurazione del ritratto del Cristo, il quale vi guarda e voi, mentre ricambiate lo sguardo, notate che le sue labbra leggermente schiuse sembrano sorridervi.
A questo punto vi avvicinate e, come pietrificati, rimanete incantati a pensare. Noterete sicuramente la calda tonalità di blu utilizzata per la veste, i riccioli le cui punte, cadendo sulle spalle, sembrano schiarirsi, il volto, la sua espressione calma, pacata, la sfera vitrea sulla sua mano, e la cornice, accuratamente decorata con dettagli in oro; e nella vostra testa scommetto che sareste fieri di appartenere alla nazione in cui è nato il genio che ha dipinto questa tavola.
Nella vostra immaginazione i pensieri vanno avanti: l’impegno, la cura e la fatica che sono costati per creare una cosa tanto bella, il contesto in cui è stata creata, come sarebbe potuta risultare se l’aveste dipinta voi. E se qualcuno, mentre siete immersi nei vostri pensieri, si avvicinasse a voi, e con un bisbiglio vi dicesse: “Bella, eh? E’ stata pagata 450 milioni di dollari!
Lo avreste mai pensato?
Ebbene sì, cari signori: questa opera, il “Salvator Mundi” di Leonardo Da Vinci ( anche se qualcuno considera dubbia l’attribuzione), è stata venduta all’asta ad un acquirente anonimo il 16 novembre 2017, ieri, per un totale di 450 milioni di dollari.
Una cifra che corrisponde più o meno all’1 per cento del patrimonio di Zuckerberg, con cui potreste comprarvi un arcipelago alle Hawaii (la fonte è Forbes) o un attico nella torre di Bloomberg a New York ( 115 milioni di dollari) oppure un Boeing 747 (300 milioni di dollari) come il presidente degli Stati Uniti. Insomma, un prezzo davvero da capogiro. Troppo? Li vale tutti?Aggiunge valore all’opera e alla sua bellezza? Una domanda a cui fatichiamo a rispondere.
Adele Spina