8 Giugno: Il referendum che rivoluzionerà l’Italia

L’8 e il 9 giugno l’Italia è chiamata a votare cinque referendum, dei quali i primi quattro portati avanti da CGIL ed alcuni movimenti civici e riguardano il lavoro, mentre il quinto da Più Europa, Possibile, PSI, Radicali Italiani e Rifondazione Comunista e riguarda la cittadinanza.

Si tratta di referendum abrogativi, ovvero che mirano a modificare alcune norme attualmente presenti nel nostro sistema giuridico. Perché ciò avvenga è necessario prima di tutto raggiungere il quorum, ovvero deve votare il 50% più uno degli aventi diritto, e poi il sì deve ottenere la maggioranza.

Il primo quesito prevede la abrogazione di una parte della Jobs Act voluta dal governo Renzi nel 2014; in questo modo il lavoratore licenziato ingiustamente potrà riavere il suo lavoro. Il secondo quesito permetterà ai dipendenti di ottenere un’indennità, senza più il tetto massimo di sei mesi, a seguito di un licenziamento illegittimo; in questo modo sarebbe il giudice a determinare l’importo senza limiti. Il terzo quesito garantisce una più ampia tutela dei lavoratori precari, reintroducendo una causale per i contratti sotto i 12 mesi, che indichi la motivazione per cui è stato stipulato un contratto a termine. Il quarto quesito prevede una migliore salvaguarda della sicurezza dei lavoratori, ampliando la responsabilità dell’azienda che commissiona l’appalto per gli infortuni sul lavoro derivanti da rischi specifici dell’attività. Il quinto quesito, invece, porterà da 5 a 10 anni il tempo necessario per fare la richiesta di cittadinanza.

Questo referendum è un’occasione per tutti i lavoratori, presenti e futuri, precari o meno, di riottenere delle condizioni lavorative eque e umane. Il primo articolo della Costituzione italiana dice:

«L’Italia è una Repubblica parlamentare fondata sul lavoro. Se il lavoro è instabile, instabili sono le fondamenta di questo Paese».

In questi giorni molti esponenti dell’estrema destra, con cariche di alto profilo come Meloni, Salvini e La Russa, si sono esposti contro il referendum. La loro propaganda, tuttavia, non sostiene il no, ma sostiene l’astensione. Queste dichiarazioni vanno contro la Costituzione che nell’articolo 48 enuncia.

«Il voto è personale, è uguale, libero e segreto, il suo esercizio è dovere civico».

Il fatto che questi politici si prodighino tanto a far astenere gli italiani dal voto è segno che temono veramente la vittoria di questo referendum, ma è anche sintomo di una minaccia alla democrazia, poiché il voto è l’unica arma che i cittadini hanno contro i tiranni travestiti da ministri. Votare è un dovere e un diritto. Votare per questo referendum è l’occasione per avere una vita dignitosa e una legge a difesa dei più vulnerabili.

Notari Elena 3F

Può interessarti...