L’angolo del lettore: “Avevano spento anche la luna” di Ruta Sepentys

14 giugno 1941.

Lina ha appena 15 anni quando la polizia sovietica irrompe violentemente a casa sua, in Lituania. La ragazzina è la figlia del rettore dell’università ed è, con la sua famiglia, sulla lista nera, insieme a molti altri intellettuali e le rispettive famiglie. Il loro unico reato è quello di esistere.

Lina viene deportata, insieme alla madre e al fratellino Jonas, in un campo di lavoro in Siberia, dove tutto è grigio, dove regna il buio e il freddo uccide, dove non c’è posto per altro che per il dolore. Tutto quello che rimane a Lina sono la camicia da notte, l’album con qualche disegno e la sua innocenza. Ma c’è qualcosa che non le può essere tolto: la sua dignità, la sua forza e il coraggio. Quando non è costretta a scavare la terra, Lina disegna. Documenta tutto. Deve far arrivare i disegni al campo di prigionia di suo padre, perché questo è l’unico modo, se ce n’è effettivamente uno, per salvarsi…

 

Considerazioni personali:

Onestamente credo che questo sia uno dei libri sulla Seconda Guerra Mondiale più belli che abbia letto. Non parla della deportazione degli ebrei da parte dei nazisti, che è forse l’episodio più tristemente noto della Guerra, ma racconta di una storia parallela meno conosciuta ma altrettanto importante da ricordare o scoprire, per chi, come me, non conosceva molto bene l’argomento.

Ho scoperto questo libro per caso nel reparto libri di un supermercato. Ero stata costretta da mia madre ad accompagnarla contro la mia volontà. Così, appena si è presentata l’occasione, me la sono svignata tra le copie di libri di tutti i generi letterari. Ero diretta verso i libri fantasy, stavo lasciando scivolare lo sguardo sulle varie copertine e la copertina di questo libro, sulle tonalità di un grigio che mi ricordava il mare in tempesta, mi ha intrigata subito. Quando poi l’ho letto per la prima volta era il lontano (non poi così tanto, ma a me sembra così) 2019.

L’unico consiglio per i futuri lettori di questo libro, specialmente a quelli più emotivi come me, è quello di lasciare a portata di mano un pacchetto di fazzoletti durante la lettura. Quando l’ho letto io, ho pianto, entrambe le volte, più lacrime di tutta l’acqua che perderebbe un idrante rotto. Ma, come dicevo prima, sono una lettrice molto emotiva e sensibile.

Elisa Ziggiotto 3°A

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