Il Sangue è Sangue_il nostro discorso alla manifestazione del 25 novembre

Oggi, 25 novembre siamo tutti riuniti qui per parlare di un problema che affligge circa il 97% di noi donne: la violenza (che, bisogna precisare, non comprende solo la violenza sessuale ma anche quella psicologica, domestica ed economica). Siamo tutti riuniti qui, per affrontare ed eliminare questa questione, che ormai è diventata protagonista di tutti i nostri giornali quotidiani, nei quali si leggono titoli del tipo: “Giulia Cecchettin, perchè anche stavolta lo sapevamo tutte: uccisa dall’ex fidanzato”, “Chiara si risveglia dopo 11 mesi: in coma dopo le botte del fidanzato.”, “Picchiata dal fidanzato, in ospedale per le botte prese.”, “Due ragazzine violentate al parco Verde di Caivano.”, “Palermo, ragazza violentata dal branco. Arrestati sette giovani, tra loro anche un minorenne”. Uno dei giovani si giustifica così : “La carne è carne” . Di questi episodi citati, avrete sicuramente tutti sentito parlare di quest’ultimo: ogni giornale e social ce lo ha raccontato, c’è gente che sa la storia a memoria e gente che se ne è già completamente dimenticata. Sembra quasi surreale, un qualcosa di bestiale; come possono degli esseri umani (se si possono definire tali), ricorrere ad azioni così tanto atroci e violente?

Siamo qui oggi perché le nostre coetanee, le bambine, le nonne, le madri, e tutte le donne, vengono frequentemente sottoposte a violenze di ogni tipo. Siamo qui per ricordarci che una ragazza, in questo esatto momento, dall’altra parte del mondo ma anche qui, vicino a noi, probabilmente sta subendo delle violenze. Siamo qui per ricordarci che la violenza contro le donne è una vera e propria violazione dei diritti umani, ed è conseguenza della pesante discriminazione nei confronti delle donne ancora diffusa in tutto il mondo. Siamo qui per smettere di normalizzare la paura di noi ragazze di camminare sole per strada o di vestirci come meglio crediamo senza dover pensare a cosa potrebbe fare un maschio che ci incontra, perché certo uomo non è. Nei contesti di emergenza nei quali operiamo, le donne sono spesso più esposte a condizioni di vulnerabilità e violenza. Soprattutto quando alle conseguenze di conflitti, disastri naturali ed esclusione sociale estrema, si somma l’isolamento e l’assenza di reti di protezione. Nell’ambito di una crisi umanitaria, il 70% delle donne subisce violenza di genere. Nei contesti umanitari più complessi, 1 su 5 rifugiate o sfollate hanno esperienza diretta di violenza sessuale – un dato, questo, sottostimato, visti gli ostacoli che incorrono nelle iniziative di denuncia e/o monitoraggio.  

Ora direte, ma sì, ma ormai tutti sanno di questo problema, un sacco di articoli e di associazioni ne parlano no? Beh sì, ma in tutti i siti web non viene mai neanche suaccennata una possibile soluzione a queste violenze. Uomini, sono sempre gli uomini, le figure che fin dall’inizio si sono fatte protagoniste di questo mondo, le figure che per anni e anni si sono resi i più importanti e i più imponenti, le figure che nostra voce e disabilitato le nostre competenze. Perché in tutti i giornali vengono sempre date informazioni su come agire DOPO una violenza e non vengono dati modi per PREVENIRE la violenza stessa? Perché le donne fin dall’antichità, si sono sentite e si sentono impotenti davanti a un uomo?

Perché se la donna è carne allora il sangue non è più sangue? Perché se la donna è carne, allora le nostre sensazioni e i nostri pensieri non valgono più? Perché un uomo, quando compie femminicidio, appare comunque un eroe davanti alla comunità maschile? Perché noi oggi qui, dopo anni e anni siamo ancora ritenuti a dover parlare di questo problema? Perché le donne sono il solo e unico problema e gli uomini misogini invece sono sempre innocenti? Perché, viviamo ancora in un mondo dove noi siamo solo degli oggetti, della carne, senza sangue e senza cuore? Perché dovremmo alzare la nostra guardia, colmare le nostre ferite e rialzarci da terra se tanto poi veniamo distrutte nuovamente? Non ci siamo mai arrese, e di certo non smetteremo ora; ogni singola goccia, prima o poi riuscirà a scolpire la pietra. Noi ce le siamo poste queste domande, ma quanti uomini ogni giorno si fermano a pensare a queste problematiche…? Se oggi siete qui, per vostra volontà o pura casualità, per favore riflettiamoci per un attimo… Pensiamoci.

Mi ricordo di quando ero solo una bambina, della voglia che avevo e ho di sfondare, della fame nel conoscere il mondo, di assaporarlo eppure a quella bambina è sempre stato detto solo di stare attenta, attenta a come comportarsi, ad essere femminile, attraente ma non troppo, non troppo da tentare le persone che la circondano, non troppo intelligente da calpestare gli altri, di non usare termini volgari, perché le parolacce non stanno bene in bocca ad una ragazza, no? Insomma non la rendono abbastanza limpida, pura, desiderabile. Di stare attenta a come mi vestivo, soprattutto crescendo, di stare attenta a camminare sola per strada, di stare attenta e basta, di essere semplicemente una bambolina da manovrare e da mostrare, ma non troppo ricordiamocelo. Quanta violenza leggo sui giornali, che mi circonda e che vedo costantemente, quante voci a cui non è stata data la possibilità di parlare, quante urla strozzate, parole, parole, parole e parole che rimbombano in uno spaventoso ed ormai eterno silenzio; pugni, insulti, vite rovinate, vite spezzate, vite di donne, ragazze, bambine che diventano un numero, un triste accumulo di cifre di cui si parla per poco e poi ci si dimentica; fino a quando non riaccade, fino a quando un’altra voce non avrà mai più modo di parlare. Non potrebbe farmi più rabbia, quanto venga data per scontata tutta questa violenza, ad oggi nel 2023, ci sono stati 106 femminicidi in Italia, e quante volte sui giornali, sui social si legge siamo al numero 106, ma questi non sono 106 casi, non sono solo 106 volte in cui i diritti umani sono stati calpestati, queste sono 106 vite, 106 meravigliose donne, sono persone non un numero, di cui sia chiaro: c’è solo da vergognarsi. 

Sono Giulia, Martina, Margherita, Oriana, Maria, Sara, Brunetta, Chiara, Pierpaola, Mariella, Marisa, Anna, Rossella, non vado avanti con altri nomi, ma comunque tantissime altre, chissà se se lo aspettavano, chissà che cosa hanno provato, chissà se hanno chiesto aiuto, ma chissà soprattutto quanti sogni, progetti, sorrisi avevano ancora.

Mi chiamo Alessia e credo nell’amore, nell’amore vero, quello che si sogna da sempre, eppure ultimamente sembra tutto così nero, sembra che il mio corpo non mi possa appartenere mai del tutto, che mi debba proteggere in ogni momento, perché Giulia sarei potuta essere io, perché Asia stuprata in branco, sarei potuta essere io in una qualsiasi serata, perché se lei è carne, allora dovrei esserlo anche io. Ma non è così, non può essere così, io non sono carne, per tutta la vita ci viene insegnato come comportarci, per tutta vita cerchiamo di evitare di essere stuprate, per tutta la vita viene dato per scontato ciò che facciamo, per tutta la vita dobbiamo essere protette e sembra a tutti normale, ma prima di proteggere vostra figlia, imparate ad educare vostro figlio, no? Mi fa rabbia vedere tutto questo sgomento dopo ciò che è successo a Giulia, perché ce ne accorgiamo sempre dopo, sempre, e poi tutti se lo scordano, dopo qualche giorno la coscienza delle persone sembra essersi liberata, come se nulla fosse successo, fino a quando non muore qualcuno di nuovo, e quindi mi chiedo quante altre ragazze dovranno morire prima che si faccia davvero qualcosa, qualcosa di concreto di vero, perché un giorno, magari domani, tra un anno, tra qualche ora, tra qualche minuto, potrebbe toccare a tua figlia, tua sorella, tua madre o magari a te, o me, e dovesse toccare a me l’unica cosa che vorrei, non sarebbero minuti di silenzio, o articoli destinati a cadere nel dimenticatoio perché fatti senza interesse, se dovesse toccare a me vorrei tanto casino, tanto casino da far sì che io possa solo essere l’ultima. Sapete Giulia, beh Giulia non è già più l’ultima, chissà se l’avete letto questo, perché quasi nessuno ne ha parlato, strano vero. Ma mi chiedo avete idea di cosa voglia dire, avere costantemente paura di camminare per strada, di essere insultata per come ti vesti, di essere fischiata dietro come un cane, e quando provi a parlarne tutti ti dicono sempre che è colpa tua. Te la sei cercata, dovevi fare in un altro modo, poi magari muori e quelle stesse persone piangono fingendo di non aver contribuito alla tua distruzione, perché una donna stuprata, una donna svilita, una donna oppressa viene comunque condannata a morte, una morte lenta ed interna che non lascia sangue, o magari si, lo farà. Ho sedici anni, amo la vita e voglio viverla tutta, voglio poter insegnare un giorno a mia figlia il valore dell’uguaglianza, voglio che sia libera da questa società così tanto oppressiva, voglio che viva ogni esperienza senza dover lottare contro i demoni con cui stiamo combattendo noi donne ora, perché qualsiasi molestia è grave, limitante e va fermata, per noi che abbiamo la fortuna oggi di essere ancora qui, per le bambine di domani, e per loro, tutte loro che ora brillano nel cielo. 

Mi chiamo Alessia, ho sedici anni e credo nell’amore, ma soprattutto nella possibilità di scegliere chi amare, credo nella vita e nella bellezza che essa racchiude, credo nella libertà di poter essere e fare ciò che voglio, ti prego, tu che stai ascoltando, mettiti quel vestito scollato, appariscente e viviti gli anni più belli, non avere paura di parlare se sei una vittima di violenza, non è colpa tua, non è mai colpa tua. Nessuno si deve sentire autorizzato a toccare il tuo corpo, e dico nessuno, nessun uomo può permettersi di dirti cosa fare della tua vita. Tutto questo deve finire, e se mai un giorno dovesse toccare a me solo perché ho scelto di vivere la mia vita senza lasciarla in mano ad un uomo, beh direi che il problema è piuttosto grave, perché se una donna dice no è no, può essere ubriaca, vestita in modo esuberante, può aver appena detto di sì ad un altro ragazzo, ed è comunque no ed il suo no vale come il tuo, lo ribadisco se è no è no, prima di rovinare la vita ad una ragazza chiediti se a parti invertite a te piacerebbe vivere ciò che farai vivere a lei essere obbligato a fare qualcosa che non vorresti fare e che ti distruggerà da dentro per il resto dei tuoi giorni. Concludo ricordandovi che quando umiliate, uccidete, picchiate, mutilate, insultate, demolite una donna distruggete parte essenziale dell’energia di questo pianeta: perché la vostra nascita è merito di coloro che vi hanno portato in grembo. Quindi se siete maschilisti e violenti, fatevi almeno un po’ schifo, pensateci. e come direbbe Shakespeare “IN PIEDI SIGNORI, DAVANTI AD UNA DONNA”. 

 

Alessia e Chiara, Classe 3C, anno 2023-2024 del Liceo Attilio Bertolucci.

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