Per Giulia

Ma mi spiegate cos’è successo, siamo tornati indietro di cent’anni?
Ma si può accoltellare una ragazza, caricarla in macchina, abbandonarla su una roccia coperta con sacchi di spazzatura, in un bosco? Ma è possibile nel 2023 fare questo a un corpo, a una vita, a una donna. E perché? Perché non si è capaci di accettare la fine di un percorso d’amore, perché non si è in grado di prendersi le proprie responsabilità; o perché nel XXI secolo non si accetta ancora il fatto che una donna possa avere dei programmi, un buon percorso di studi, un buon futuro, specialmente lavorativo, come quello di Giulia morta a soli ventidue anni?! Con un futuro davanti, senza poter salutare nessuno, le è stata tolta la vita, solo perché un uomo non ha saputo accettare che lei potesse essere migliore di lui.

Ho provato a sperare che non fosse colpa dell’ex compagno, ho provato a credere ai famigliari, che lui fosse un bravo ragazzo,  ho sperato, ci ho sperato fino all’ultimo che non fosse colpa sua, ma nulla è cambiato dal solito copione.

 
Ed io ho sempre più paura di prendere un autobus da sola, di uscire la sera da sola, di andare in certi luoghi, di prendere certe vie, di vestirmi come vorrei, per timore di essere fraintesa; io ho sempre più paura di non chiamare qualcuno se sono fuori da sola o passare vicino a persone che non conosco. E come faccio? Come faccio ad avere meno apprensione se ogni due giorni al telegiornale c’è una nuova vittima, se ogni due giorni una donna subisce molestie o viene maltrattata. Vi rinfresco la memoria: pochi mesi fa una ragazza è stata stuprata e poi abbandonata dai suoi sette amici che avevano il compito di accompagnarla a casa sana e salva. Come faccio io ad avere più voglia di uscire la sera se rischio lo stupro per una serata in discoteca?


Ciò che è successo a Giulia ha superato tutti i limiti, ha superato tutto quello mai visto finora, qualcosa che non dovrebbe accadere in questo o in un altro mondo. Una qualsiasi pena non potrà mai ripagare la vita di Giulia, o il dolore dei suoi familiari, come anche lo sconforto delle donne che hanno subìto violenze e il dolore che questo ha recato alle famiglie. Peggio è che ancora oggi molte delle persone che provocano questo dolore la fanno franca.
Maltrattata e gettata via la povera Giulia, senza nessuna dignità, nemmeno per il corpo: ha dovuto violarla fino alla fine. Ma come si fa, come è possibile? Ma dove, fin dove siamo arrivati, a quale livello di odio, disprezzo e disperazione, di maschilismo e tossicità; non ci è nemmeno più permesso dire basta, prendere un titolo di studio, o dobbiamo avere paura di farlo e di ricevere venti coltellate come lei.
Quante storie ancora così dovremo sentire prima di cambiare, prima che non capiti più? Con tutta me stessa mi auguro nessuna, anche se so che sarà impossibile. Mi auguro che questo avvenimento possa servire come minimo a farci capire in che mondo barbaro viviamo, e che ci sono dei veri, seri ed enormi problemi, che bisogna educare i propri figli, capire che le donne hanno pari diritti degli uomini e che valgono tanto quanto loro; bisogna capire che i corpi delle donne non sono giocattoli o oggetti per il divertimento altrui; bisogna comprendere che la nostra vita vale tanto quanto la vostra ed abbiamo pari libertà rispetto a chiunque. Qualcosa che viene dato per scontato, ma se una donna muore ogni due giorni è evidente che non lo è.

Bene, allora dimostriamolo, facciamo qualcosa, perché a me sembra che nessuno stia facendo molto per le vittime o per queste famiglie, ma soprattutto per cambiare e fare in modo che questo non accada mai più.
Non vorrei mai più sentire una storia del genere o dovermi preoccupare di fare ciò che desidero: voglio la mia libertà, quella di tutte le donne di questo mondo, per le giovani donne e quelle che verranno, e sogno di fare sì che almeno loro, storie del genere, non debbano mai sentirle.

riflessione di Lucia Bolondi, 1H

foto di Nicola Giusti

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