La città si raggiunge in qualche ora di viaggio, ma non è ben riconoscibile. A volte si confonde in mezzo a ciò che le sta attorno, a volte in mezzo alle città vicine, a volte tra i cespugli che stanno al di fuori di essa. Quando poi la riconosci, però, non c’è più modo di non vederla. È fatiscente ma in modo subdolo; alcune finestre sono scardinate, alcune porte scassinate, certi vetri crepati – dettagli che non si notano a prima vista perché si confondono molto bene nella moltitudine di elementi presenti.
Arrivata fino a qui, mi rendo conto che le parole non sono più dalla mia parte; abbandonata anche da loro, posso ormai considerarmi sola. È meno desolante di quanto pensassi, è più triste di quanto potessi immaginare.
È la solitudine di settembre, mese malfido di parole rimangiate. Sei una persona col sorriso sghembo, le dita incrociate dietro la schiena, le spalle coperte. Settembre, sei la mia tappa fissa ogni anno – quando meno voglio viaggiare – i sobborghi delle grandi città – con i topi nella metropolitana – la postilla nel contratto che non ho letto prima di firmare. Mi rubi l’identità e mi calpesti, mi tiri i capelli e mi asciughi le lacrime. Non mi hai mai guardata negli occhi e sai che sono una ragazza fragile, semplice da affondare. Difficile da individuare e lungo da attraversare, posto confusionario, gli piace cambiare. Non lo vedrai mai uguale in due visite diverse, mutaforma per eccellenza. Lo riconosci per la sua capacità nel mandare fuori percorso, nel farti sbandare, nel confondere le idee. Inaffidabile e burlesco, immeritevole di fiducia, settembre allegoria del matto, della casa infestata, dell’invasione di ratti, di anarchia, di disordini, di rivolte di forza; inetto fino a ribellarsi, fino a capovolgere la sua essenza – come il joker – violenza e rabbia di vendetta.
Da settembre esci, alla fine, e ti ha rovesciato la testa; sei stato scosso come una bottiglia di coca-cola e poi stappato: non ti è rimasto niente di ciò che avevi prima e ora ricominci da capo a riempire la bottiglia. Man mano che attraversi le altre città ti dimentichi che ciò che stai raccogliendo e conservando con cura verrà buttato all’aria la prossima volta che passi per settembre, ma lo fai lo stesso, ogni volta.
Esercizio liberamente ispirato a Calvino, Le Città Invisibili
Marianna Massari 5^E