Immaginatevi di andare alle macchinette durante l’intervallo e scoprire che davanti a scuola è in corso una manifestazione: come non andare a vedere?
Autorizzati in quanto inviati del magazine della scuola, ci siamo incamminati con passo felpato degno dei ninja più abili: sembrava trattarsi una manifestazione contro il vaccino ( c’erano foto issate su bastoni definite vittime di vaccini “sierosperimentali”) ma poi abbiamo capito che il fulcro della protesta era l’esclusione dei professori non vaccinati dal loro incarico. E dopo essere stati aggrediti verbalmente da una signora poco disposta al dialogo – ed aver quindi capito in cosa la manifestazione stava fallendo – siamo stati avvicinati da due signori pacati e disponibili.
Luigi è un uomo di mezza età che lavora presso la CGIL. Ciò che lo distingueva dalle persone sentite fino a quel momento, oltre alla fiducia nei vaccini, era il fatto che non era coinvolto di persona nella perdita del lavoro: protestava per gli altri e la cosa ci ha stupiti particolarmente. Fin da subito si è mostrato disponibilissimo al dialogo e rispettoso al punto di tenere la mascherina all’aperto mentre ci parlava; ci è sembrato completamente estraneo alla comune arroganza che spesso hanno gli adulti quando vogliono spiegarti qualcosa. La prima curiosità che ci è sorta riguardava appunto la sua presenza a quella “manifestazione taglia XS” nonostante le sue posizioni sui vaccini e sul Covid: ci ha spiegato che per lui è sbagliato “sospendere dei lavoratori dal loro incarico per i loro ideali”, e che il sistema del Green Pass (ottenibile anche tramite tampone) sarebbe anche valido se solo il costo dei tamponi non fosse così alto. Lo Stato, secondo lui, dovrebbe andare più incontro ai cittadini che scelgono di non vaccinarsi, qualsiasi sia la loro motivazione e purché questi si sottopongano ai dovuti controlli. La domanda successiva invece riguardava l’organizzazione della manifestazione; per almeno un quarto d’ora, infatti, abbiamo ascoltato contemporaneamente opinioni opposte tra il nostro interlocutore e i vari manifestanti che parlavano con il microfono, che al contrario suo strizzavano l’occhio a posizioni no-vax e complottiste. Su questo non abbiamo trovato un accordo: dal canto nostro le voci dei manifestanti, per trasmettere un messaggio forte, avrebbero dovuto unirsi come una grande voce unica, per Luigi, invece, era importantissimo che ognuno avesse un suo pensiero e non si uniformasse ad uno comune, anche all’interno di una protesta collettiva. Il dibattito con Luigi è avvenuto nella maniera più civile possibile e possiamo dire di aver vissuto raramente momenti di realtà tanto costruttivi.
Giancarlo, il secondo intervistato, si è dimostrato aperto al dialogo almeno quanto l’intervistato precedente e ci ha esposto con assoluta calma il motivo della sua presenza a quella manifestazione: l’uso del Super Green Pass, obbligatorio dal 16 dicembre per il personale scolastico.
Secondo Giancarlo sarebbe ingiusto privare le persone del proprio lavoro per non essersi vaccinate, cosa che per altro era capitata a lui personalmente, e le misure che si stanno prendendo ai giorni d’oggi sarebbero solo un tentativo di costringere la gente a vaccinarsi.
Per il resto, il contesto nel quale ci siamo trovati era un miscuglio di idee diverse, vagamente accomunate dall’ostilità nei confronti delle decisioni dello Stato riguardo alla pandemia. L’unica certezza, che mi sembra addirittura superfluo esporre, era che nessuno dei manifestanti condivideva la nostra linea di pensiero riguardo alla situazione pandemica: il punto su cui il disaccordo era massimo riguardava l’utilità del Green Pass e la sua costituzionalità, ma abbiamo incontrato particolare resistenza anche nel parlare di vaccini, sia nell’ambito del senso civico che addirittura in quello dell’utilità. Non abbiamo sentito nessuno dubitare direttamente dell’esistenza della pandemia, ma alcuni dei partecipanti con cui abbiamo dialogato ci hanno tenuto ad assicurarci che non ne dubitavano; e se la cosa ci lascia presagire che qualcuno possa aver “scovato anche questa menzogna”, non averlo ascoltato direttamente ci ha rincuorati un minimo. Abbiamo dunque riflettuto sull’esperienza e siamo giunti ad alcune conclusioni.
Il fallimento della manifestazione si trova proprio nell’impossibilità di far convivere tutte quelle idee. Citiamo per esempio la poca pertinenza degli interventi e la loro contraddittorietà interna, già menzionata in precedenza. Basti citare i tre che abbiamo meglio presenti: il primo veniva da un uomo che definiva “fascismo” il sistema del Green Pass e scomodava addirittura il nonno partigiano dal regno dei cieli, il secondo definiva il vaccino un “siero genico” (cosa che fino a quel momento avevamo letto solo su Facebook) ed il terzo era il signor Luigi, citato in precedenza.
Oltre a questo c’è da dire che l’apertura al dialogo non era uguale tra tutti, come confermato dallo spiacevole scontro avuto con una signora, e soprattutto che la presenza di cartelli con volti di persone morte “a causa del vaccino” non aveva nessun tipo di pertinenza né con l’estromissione del personale scolastico non vaccinato, né con il successivo coro da stadio che recitava “giù le mani dalla scuola”. Eccolo, uno dei momenti salienti: il coro improvvisato dopo che il microfono degli interventi si era (o era stato, non sappiamo dirlo) frantumato al suolo. Un coro insensato e di circostanza, perché sembra che ci stia venendo negato il diritto all’istruzione, quando sappiamo tutti quanto la scuola abbia lottato in questi due difficili anni di pandemia, e noi con lei. Se si avesse veramente a cuore la scuola in quanto tale, si canterebbe lo stesso coro (o ci consiglierebbero di occupare, come è successo) per protestare contro le strutture scolastiche fatiscenti o non bonificate dall’amianto (e fortunatamente non è il caso della nostra scuola, appena costruita, ma di molte scuole sì) o per pretendere di sapere come sarà l’esame di maturità ( noi siamo in quinta e ancora non sappiamo nulla… ), o per i salari dei docenti, o per avere aree verdi intorno alle scuole, o mense, o campi sportivi, o diritto all’istruzione per tutti, in tutti i paesi del mondo… insomma, molti argomenti più utili che disturbare le lezioni di un comprensivo di 3000 alunni con urla e megafoni.
La cosa che ci ha stupiti di più è stata che per trovare persone come Luigi e Giancarlo, disposte a parlare e ad ascoltare e soprattutto con idee coerenti al tema della manifestazione, ci siamo dovuti addentrare al suo interno: la manifestazione in sé, con i suoi interventi tendenti al complottismo, i cartelli con i volti delle persone morte per complicazioni del vaccino e i cori da stadio improvvisati dopo la rottura del microfono, comunicava tutt’altro. Le troppe divergenze di pensiero interne, la poca attinenza al tema dei lavoratori sospesi dalle scuole e la totale disorganizzazione e sommarietà della protesta l’hanno praticamente distrutta dall’interno. Se ci pensate, questa protesta è stata gestita da una generazione che pretenderebbe di insegnare a noi come si fanno le manifestazioni: non è un po’ ironico?
Capuano Gabriele e Napolitano Niccolò, 5B