“Strappare lungo i bordi” è un viaggio, un percorso, una filosofia di vita. Michele Rech, in arte Zerocalcare, riesce perfettamente a mostrarcelo tramite una serie che racconta l’ignoto che accompagna la vita di ognuno di noi.
Zero è un 38enne romano che deve intraprendere un viaggio insieme agli amici di sempre, Sarah e Secco, mentre, tra flashback e anneddoti, ripercorre la sua vita dall’infanzia fino all’oggi, per sfuggire a quello che la sua coscienza-armadillo cerca di ricordargli: il motivo del viaggio verso la città di Biella. L’alternarsi di un viaggio orizzontale e di uno verticale permette a chi guarda la serie di immergersi a pieno nel racconto: il viaggio di Zero e dei suoi amici è un espediente per entrare nella coscienza del protagonista, alter-ego dell’autore che ha ideato, disegnato, scritto e doppiato la serie. Michele Rech vuole mettere in scena le angosce, le insicurezze, la rabbia e la sensazione di inadeguata precarietà, in cui non solo la sua generazione si è riconosciuta. La serie è coinvolgente sotto molti punti di vista, ci sono riferimenti alla cultura pop-punk dagli anni ’90 a oggi, alla politica e alla cinematografia, vengono inoltre citati e inquadrati luoghi della provincia romana, sicuramente noti o cari a chi ha visitato Roma almeno una volta.
In tutti e sei gli episodi della serie aleggia un malinconico sottofondo nascosto da un’ironia spiazzante e acuta. Zerocalcare affronta argomenti estremamente delicati con leggerezza, sarcasmo e speranza, racconta stralci di vita e segue una filosofia spicciola che si adatta perfettamente all’ambiente e all’intero contesto in cui Zero vive. In un momento in cui l’animazione italiana aveva bisogno più che mai di una rivoluzione, arriva “Strappare lungo i bordi” con doppiaggio e animazioni magistrali e una colonna sonora da pelle d’oca.
A primo impatto sembra la semplice animazione di un fumetto, blasfemo, pieno di parolacce, con personaggi stereotipati. Ma già dal primo episodio possiamo notare come, dall’apatia quasi disturbante di Secco, alla testardaggine di Sarah, alla storia di Zero e Alice, tutto risulta bilanciato e ben contestualizzato, senza buchi; ogni personaggio ha uno scopo ben preciso all’interno della serie: c’è chi espone problemi sociali e chi cerca di risolverli. Nessuno è perfetto, e Zerocalcare ce lo ricorda unendo magistralmente commozione e allegria, risata e pianto. Perché, alla fine, nessuno riesce a strappare il proprio foglio lungo i bordi che aveva disegnato da bambino.
Matteo Zurlini 5°G e Aurelia Daidone 4°F