Nell’ultima decina di migliaia di anni, l’Homo sapiens si è affermato come specie dominante, riuscendo a costruire piramidi, denominando costellazioni, scoprendo nuove terre. Eppure, dopo così tanta strada, ancora si porta sulle spalle fardelli opprimenti, legati alla cultura tradizionale, di natura ideologica, che limitano il progresso sociale e la flessibilità mentale. Uno dei tanti pesi che ancora oggi impedisce all’umanità il raggiungimento della piena maturità collettiva è la discriminazione di genere. Probabilmente se Nietzsche vivesse oggi si imporrebbe con coraggio a questo fenomeno, tentando di dimostrare come le stereotipate ideologie moderne vadano rinnovate e non espresse come verità dogmatiche a-temporali, che spesso provocano sotto forma di scontri e violenza gratuita, sia fisica che psicologica.
Nonostante il progresso sembri illuminare l’ultimo secolo sotto ogni prospettiva, il fenomeno sopra citato va sempre più ad intensificarsi, specialmente con l’avvento dei social. Infatti, gli insulti, le offese e le minacce rivolte alle ragazze o alle donne che non rispettano i “canoni di bellezza” sono il pane quotidiano dei cosiddetti “leoni da tastiera”, che, purtroppo, popolano, sin dai suoi albori, il web. Addentrandosi nella lettura dei commenti di post pubblicati da modelle o influencer donne, trovare quotidianamente affermazioni sessiste come “Brutto quando finalmente non hai la ring light sparata in faccia e si vede la vera pelle che hai: SCHIFO!!”, oppure “Impara a cucinare invece che continuare a postare delle cavolate”.
Infatti i social, se da una parte danno carta bianca a questi individui, che sottolineano la vecchia logica dell’uomo come “prescelto” e della donna come “creatura che deve stare sottomessa”, dall’altra vengono utilizzati da migliaia di utenti per esporre vere e proprie campagne di protesta contro tale tipo di discriminazione. È importante, perciò, sostenere, condividere e promuovere iniziative di questo tipo sulle proprie pagine social. In questo modo, infatti, la discriminazione di genere potrebbe scomparire definitivamente, perché è proprio l’informazione ad eliminare l’ignoranza.
Inoltre, in un anno così delicato, deve far riflettere come la donna rimanga vittima di un gap, tanto evidente quanto ingiustificato, rispetto agli individui di sesso maschile. Basti pensare come in smart working una donna su tre abbia aumentato le sue ore lavorative, contro l’uno su cinque degli uomini, pur mantenendo, nella maggior parte dei casi, lo stesso salario. Per non parlare poi dei dati nazionali e internazionali: mentre il divario, nei paesi dell’UE, tra tasso di occupazione maschile e femminile è dell’11,1%, in Italia è quasi del 20%. Questi dati dimostrano come il nostro paese sia ancora fortemente condizionato da una mentalità arretrata, nella quale permane, tra gli altri stereotipi, quello relativo alla considerazione dell’uomo come più adatto al lavoro e alla gestione di un’azienda, rispetto a una donna.
Tutti, uomo o donna che siano, devono poter raggiungere determinati obiettivi, a fronte degli sforzi fatti e dei sacrifici. Le donne hanno pagato secoli di sottomissione e sfruttamento. E ora che la società faccia un passo verso di loro, non solo con belle parole.
Alessandro Galloni e Alessia Naso.