Perché amo la mia città

Parco della Cittadella

La gita al Duomo tutti gli anni delle elementari, gli anolini con i parenti a Natale, la torta fritta a Fontanellato d’estate e le castagne a Barriera Repubblica d’autunno; la bici per andare in centro anche se c’è caldo e anche se c’è freddo, il panino di Walter. E appena bussa la primavera, la Cittadella dopo scuola per un picnic con i compagni.

Certo che a volte rimango senza fiato se penso che una città così bella si nasconda a migliaia di persone, ma non a me. E’ un piccolo posto riservato a noi di Parma, che la conosciamo bene e la sappiamo vivere come si deve. Dovrebbero proprio vederlo, gli altri, come si fa qui. Il sabato mattina le nonne in Ghiaia al mercato, per cercare quella camicetta tanto bella che hanno visto indossata sull’amica il giorno prima; o per prendere un pigiama al nipotino (anche se è quasi maggiorenne) che tra una settimana compie gli anni. E all’una sono a casa ad aspettarli tornare da scuola, con il pranzo pronto in tavola e le caramelle per quando se ne vanno.

Non oso dire che Parma sia perfetta; la perfezione non è permessa nel nostro mondo. Non mancano gli ubriachi al bordo della strada, come quello che sul ponte di Mezzo durante un tardo pomeriggio di ottobre, il sole appena calato, mi chiese di avvicinarmi. “Cosa fai per 20 euro?” e in sottofondo le risate dell’amico che si reggeva sul parapetto, troppo ubriaco per restare in piedi senza aiuti.

Ponte di Mezzo

Fare le abitudinarie “vasche” in via Cavour, dopo qualche tempo, stanca: la gelateria Novecento fa sempre lo stesso gelato, i pochi negozi sovraffollati non cambiano mai, il parco Ducale è bello ma rimane un parco. Quello che manca certe volte è l’innovazione. La voglia che hanno i ragazzi di cambiare sembra non entrare a far parte di una città, posseduta dagli adulti.

Ma nonostante tutto, che sia una giornata in centro a passeggiare con in mano il gelato, o un pomeriggio tiepido nel prato di uno dei suoi tanti parchi, Parma comunque offre tutto quello che può offrire. Tocca a me scoprire cos’altro si cela dietro gli edifici storici e le case che si affacciano sorridenti sui borghi dell’oltretorrente.

Marianna Massari

 

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