Oggi per pranzo ho mangiato un sai ke bon, ramen in scatola, si aggiunge acqua bollente e una sottospecie di polverina marrone al sapore di manzo (solo il sapore); ho guardato una diretta di Plum Sojung, un gamer che vive in Cina, dall’ altra parte del mondo, scaricato un paio di canzoni giapponesi, letto un comic, preparato una cheesecake.
Fisicamente, sono in questo piccolo punto del mondo da sedici anni. Ora, supposto che la vita media di una donna italiana è ottant’anni circa, è un quinto della mia vita. Di solito non mi piace pensare a queste cose, è stressante. E’ un sacco di tempo. Troppo tempo.
Credo di stonare in questa città, la mia presenza è come mettere la curcuma su un piatto di pasta: nessuna persona sana di mente lo farebbe. Infatti nessuno ha deciso che dovessi nascere qui. E’ solo puro caso essere nata nella “ridente” pianura padana, sotto un cielo che sembra sempre dire “fra poco l’apocalisse scenderà su di voi” e in cui ci sono più aziende alimentari che persone. Vorrei essere gettata in un altra parte del mondo in cui essere completamente sola soltanto per avere una reazione. Forse sarei stordita, persa, andrebbe bene anche solo provare l’istinto di sopravvivenza. Vorrei potermi perdere da qualche parte, perchè mi sento in colpa a perdermi qui. Non conosco il nome delle vie, spesso non riesco a raggiungere un luogo indicato, né scorciatoie e vicoli, né il duomo o il battistero. Sono totalmente dissociata da questa città.
Non vorrei essere fraintesa, Parma non è una brutta città. Ti insegna ad essere un cittadino perfetto, nella maggior parte dei casi. Non si può stare male a Parma.
Io non sto male, ma non sto proprio, è come se lasciassi un buco in questa città. Non ne ho ricordi, non aneddoti o contatti; in teoria potrei scomparire. D’altra parte, io non nutro alcun interesse per Parma. Dovevo elencare i motivi per cui la amo e la odio, ma non provo questi sentimenti, solo indifferenza.
E’un’ utopia, capitale della cultura 2020 e pure 21, con un indice di criminalità relativamente basso, ha il bronzo in Italia per l’ecosostenibilità, qui le vite dei cittadini sono molto preziose, molto utili, perché tutti i parmigiani amano Parma. Forse troppo preziose. Sono coperta da un cielo vitreo, non riesco a riconoscere il bello che c’è nella mia città natale; non si tratta di pregiudizi, solo che sembra tutto così… spento. Non riesco a considerare l’ipotesi di passare gli altri quattro-quinti della mia vita qui, né di rinunciare al cibo orientale scadente che uso per mettere altre parti di mondo nella mia routine.
Ci sono luoghi (superato il Road House al posteggio dell’autostrada) in cui milioni di persone vivono in piccoli appartamenti, in grattacieli di cinquanta piani; lì tutti sono consci del fatto che la città va avanti, le autostrade si illuminano di notte, la metro è affollata, anche senza di loro. A Parma non manca niente. Qui c’è tutto quello che serve, tutto quello di cui il parmigiano medio ha bisogno. Non sono ammesse altre categorie.
Elena Sofia Petroni