Lunedì 18 gennaio 2021: una data comune ma altrettanto speciale.
Oggi, dopo due mesi di didattica a distanza, sono tornata a scuola. In verità dire “tornare a scuola” non è la frase più adatta, perché in questi mesi la lontananza dalla scuola è stata solo fisica, ma la vicinanza tra di noi non è mai venuta a mancare.
Stamattina mi sono svegliata diversamente, con un’energia che non sentivo da tempo: ho fatto colazione, mi sono preparata, ho pensato a che vestiti indossare per uscire di casa e ho preso lo zaino fatto la sera prima, uno zaino pieno di libri ma anche pieno di aspettative per questo rientro nel mio ultimo anno di scuole superiori.
La foto che ho scattato questa mattina sembrerebbe quasi surreale, a partire dall’aula così poco popolata. Di solito la mattina presto sono già abbastanza le persone che sonnecchiano sul loro banco, magari sorseggiando qualche bevanda calda presa alla macchinetta, e invece oggi eravamo soltanto in dieci. Soltanto dieci sedie erano occupate dai nostri corpi molto poco reattivi a causa di una sveglia che non suonava così presto da tanto tempo, e ancora più distanziati dalla presenza di suggestivi banchi con una croce rossa sopra, impossibili da utilizzare.
Nonostante tutte le accortezze da prendere, la mascherina da tenere cinque ore, non ho sentito alcun peso. Il rientro a scuola per me è stato riappropriarmi della routine quotidiana che tanto mi mancava, smetterla di vedere il professore soltanto da uno schermo. Guardare tutte le persone dal vivo con la mascherina mi trasmette più emozioni che vedere solo volti scoperti ma attraverso i nostri devices.
Non siamo nati per apprendere da lontano, ed oggi ho avuto una conferma in più: gli sguardi, le risate per una semplice battuta, i corridoi, le scale, il caffè bollente a cinquanta centesimi. Tutti elementi che potrebbero sembrare banali e anche evitabili, ma che compongono la vita di ogni singolo studente, che appartenga o no alla comunità del Bertolucci.
Oggi durante le lezioni ho deciso di vivere completamente la mattinata, cercando di godermela il più possibile, forse un po’ influenzata dal timore che questa ripresa possa avere una durata breve. Così mi sono immedesimata in ognuno dei miei compagni e in ogni professoressa, cercando di captare dai loro sguardi la gioia di rivederci. L’aula, che ci sembrava anche leggermente fresca, ha assunto un calore inusuale, non quello della tensione prima dell’interrogazione, ma quello della convivialità.
Mi auguro dunque che questo ritorno alla normalità sia un percorso in salita verso la vita di tutti i giorni che non possediamo da febbraio dell’anno scorso: i nostri sforzi ci ripagheranno, e per quanto assurdo possa sembrare vedere metà classe da una lavagna interattiva e l’altra metà di fianco a noi, tutto questo finirà.
La scuola ha finalmente riaperto le sue porte fisicamente, ma anche da lontano ricordiamoci che non saranno mai chiuse per noi.
Serena Citriniti 5A