«Sentir – riprese – e meditar: di poco
esser contento: da la mèta mai
non torcer gli occhi, conservar la mano
pura e la mente: de le umane cose
tanto sperimentar, quanto ti basti
per non curarle: non ti far mai servo:
non far tregua coi vili: il santo Vero
mai non tradir: né proferir mai verbo,
che plauda al vizio, o la virtù derida»
(A. Manzoni, In morte di Carlo Imbonati)
Sentir e meditar : lo ritengo un buon consiglio; equilibrato, soprattutto, per me a cui sembra di essere giunta all’età dei bivi. Se guardo avanti vedo aprirsi innumerevoli sentieri che potrei percorrere, e poco tempo per decidere quale imboccare. Sarà come tuffarsi in un labirinto: occorrono sangue freddo e ragionamento per trovare la via d’uscita; ma quando ci si trova ad un incrocio, senza sapere cosa ci aspetta una volta svoltato l’angolo, allora si procede di istinto, prestando ascolto ad un guizzo momentaneo.
Sentire, per imparare a riconoscere i sentimenti; meditare, per non essere tratti in inganno da quelle sensazioni.
Eppure oggi queste funzioni mi sembrano ribaltate. Meditare significava un tempo spendere quanto era necessario per prendere le migliori decisioni possibili, razionalmente. Ma ora viviamo in un’epoca caratterizzata dalla velocità, dai continui stimoli e dalle soddisfazioni momentanee: per analizzare a fondo una situazione, compiendo di conseguenza una scelta responsabile e giustificata, occorre un tempo che spesso non c’è più. Agire, agire, agire, ci viene insegnato quanto sia importante sviluppare la flessibilità, la capacità di risolvere i problemi velocemente, scrutare il futuro, scovare l’opportunità nascosta tra le pieghe del problema.
Ma significa questo meditare? Mi sembra molto più simile al sentire, all’intuito che lavora senza mai fermarsi, all’impeto. Se prima il sentire era legato alla sfera dell’emotività, ai desideri irrazionali che trascinavano lontano dai buoni propositi, oggi esso significa percepire e rispondere, subito, aumentando il ricavo e minimizzando il rischio. Quelle scelte razionali che prima erano guidate dalla riflessione, sono oggi affidate all’intuito.
Dunque, se le scelte che prima erano precedute dalla meditazione ora dipendono invece dal sentire, le sensazioni che prima si percepivano oggi si devono meditare: abbiamo perso l’abitudine di ascoltare ciò che vogliamo veramente, cercando di cogliere al volo ogni stimolo. I sentimenti sono di troppo, ci rallentano, ci costringono a fermarci e pensare alle nostre azioni. E’ ben più semplice concentrarsi solo sull’immediato presente, cancellando le emozioni dall’equazione, ripetendo che si presterà loro ascolto dopo.
Ogni giovane dovrebbe invece ricavare una nicchia per i propri desideri, ingenuamente chiamati sogni, prima di scegliere quale sentiero imboccare per il futuro. Dovrebbe dimenticare momentaneamente queste nuove concezioni di sentire e meditare, e tornare per un poco al passato, accostandosi ai sentimenti in modo semplice, senza pregiudizi.
Ognuno può costruirsi la propria vita: è questione di equilibrio tra desiderio e convenienza, tra sentire e meditare, tra sentimento e riflessione. Per scegliere il sentiero da percorrere conviene quindi indugiare prima di agire e, almeno per una volta, ignorare la velocità supersonica alla quale siamo spesso costretti.
Beatrice de Waal, 4D