Ho scelto questa foto perché credo che rappresenti al meglio il tormento interiore che ha afflitto, per la sua breve vita, la poetessa Antonia Pozzi, e che è stato ripetutamente “censurato” dal padre. Ella ha infatti vissuto i suoi 26 anni in una quasi perenne condizione di infelicità e pena, definita da lei “disperazione morale”.
Quando si toglie la vita mediante barbiturici, tutto è nascosto dal padre che spaccia il suo suicidio per una polmonite e che distrugge il testamento col suo addio ai genitori.
Ma soprattutto questa immagine rende perfettamente l’isolamento di Antonia dalla vita mondana frenetica milanese: lei infatti alla movimentata città preferiva la montagna, la campagna e, soprattutto, la natura.
Credo che questa poetessa sia preziosa perché, nonostante la sua breve vita, è riuscita a lasciare un’eredità magnifica di poesie suggestive ed emozionanti.
Inoltre Antonia possiede quella che è forse la più bella qualità che si possa avere: la pietà.
Lei infatti soffre sia per se stessa che per gli altri, in un modo struggente e commovente.
Maria Volta, IV A
Bellezza
Ti do me stessa,
le mie notti insonni,
i lunghi sorsi
di cielo e stelle – bevuti
sulle montagne,
la brezza dei mari percorsi
verso albe remote.
Ti do me stessa,
il sole vergine dei miei mattini
su favolose rive
tra superstiti colonne
e ulivi e spighe.
Ti do me stessa,
i meriggi
sul ciglio delle cascate,
i tramonti
ai piedi delle statue, sulle colline,
fra tronchi di cipressi animati
di nidi –
E tu accogli la mia meraviglia
di creatura,
il mio tremito di stelo
vivo nel cerchio
degli orizzonti,
piegato al vento
limpido – della bellezza:
e tu lascia ch’io guardi questi occhi
che Dio ti ha dati,
così densi di cielo –
profondi come secoli di luce
inabissati al di là
delle vette –
4 dicembre 1934
Foto: CHRISTIAN VIZL
2017 Sony World Photography Awards