Giorgio Caproni, vita e poesia

CHI È

Maestro di scuola elementare, musicista e partigiano, è uno dei più grandi poeti italiani del Novecento. Definito il “Poeta del sole, della luce e del mare” (Carlo Bo).

BIOGRAFIA

Nato nel 1912 a Livorno da Attilio (ragioniere) e Anna (sarta). A dieci anni si trasferisce con la famiglia a Genova, e questa città diventerà la sua “patria” adottiva e poetica.  Inizia con studi musicali di composizione e violino, ma li lascia per la difficile situazione economica della famiglia, e per aiutare lavora come fattorino. Poi fa studi letterari (classici, filosofia, poesia) e prende il diploma magistrale.  Nel 1939 si trasferisce a Roma. Combatte nella seconda guerra mondiale ma poi si ribella al fascismo e diventa partigiano. Dopo la guerra vive nella capitale con la moglie e due figli. Fa il maestro elementare e lavora per tante riviste letterarie come critico, autore di racconti e traduttore, specialmente dal francese. Però anche se lavora tanto non guadagna bene e fa sacrifici. Muore a Roma nel 1990, dopo aver raggiunto il successo in Italia e all’estero. Nel 1983 le sue raccolte di poesia sono state riunite e pubblicate col titolo “Tutte le poesie” e nel 1999 sono state ripubblicate per aggiungere Res Amissa (Cosa perduta”) opera pubblicata postuma nel 1991.

L’opera poetica 

TEMI

I temi principali della sua poetica sono:

la madre, rievocata e ricordata in molte poesie;

Genova, considerata la sua “città dell’anima”;

il viaggio, un viaggio allegorico alla scoperta della vita.

COME SCRIVE

La poesia di Giorgio Caproni è facile da capire, è musicale perché le parole che sceglie suonano bene messe vicine. Ha

  • Leggerezza (non è pesa!);
  • ironia (fa sorridere in modo intelligente);
  • malinconia (ricordo triste); 

LINGUAGGIO

Caproni usa la lingua in modo diverso dalle poesie italiane del ‘900 degli

  • Ermetici, anni ‘20 e ’30, che usavano l’espressione criptica, cioè non erano facili da capire;
  • Neoavanguardia, anni ‘60 e ’70, che scrivevano poesia difficile e “decostruita”  

CHE POETA E’

Lui è anti-intellettuale, perché vuole farsi capire da tutti, e la sua poesia è strumento per conoscere la realtà e partecipare alla storia.

ATTIVITA’

divisa in tre fasi o periodi

Primo periodo:  Poesie brevi e anche brevissime – uso dell’Enjambement (INCIAMPO! Il senso di un verso non si conclude ma si prolunga nel verso successivo. Siccome inciampi vai in avanti.) e della rima.

Qui ci sono:

la quotidianità cittadina, con tanta gioie, e con il sospetto che il mondo sia una finzione;

Il dolore della guerra e l’Italia povera ma piena di speranza; 

Genova, la città del cuore e simbolo di civiltà;

Il viaggio, il poeta sa di non poter restare e di doversi lasciare alle spalle i ricordi felici. 

Secondo periodo: I versi sono con a parole semplici e a rime.

Le poesie si rifanno alla vita del poeta, legata a Livorno e alla madre.

Terzo periodo: Le poesie sono ridotte a pochissimi versi; le raccolte organizzate per temi e suoni e c’è dolore e ironia. 

Qui ritorna alla musica (la raccolta Il conte di Kevenhüller sembra adatta all’opera lirica).

Il poeta si presenta solitario e isolato e descrive il mondo come un deserto, e parla dello spaesamento per la perdita dei legami con il passato e dei valori in cui credere (“Dio non c’è e non esiste”)

CONCLUSIONE

Giorgio Caproni ha dimostrato che la poesia può farsi parola di chiarezza per riflettere sulle inquietudini di un’epoca. Anche se Nessuno è mai riuscito a dire cos’è nella sua essenza una rosa.

 

Le Poesie e la loro  Analisi  (collegamenti, rime e parafrasi)

 

Generalizzando

(da Res Amissa, ”Cosa perduta” 1991)

Tutti riceviamo un dono.
Poi, non ricordiamo più
né da chi né che sia.

Soltanto ne conserviamo
– pungente e senza condono –

la spina della nostalgia.

Generalizzando

Generalizzando = quando di una cosa diciamo che vale per tutti / Parlare al plurale)

 

Tutti riceviamo un dono.
Poi,
non ricordiamo più
né da chi né che sia.

Soltanto ne conserviamo
pungente e senza condono(Pungente = fa male / Condono = toglie una cosa brutta / senza condono = la cosa brutta non ce la tolgono)

la spina della nostalgia.

 

 

Sassate

(da Il «Terzo libro» e altre cose, 1968)

Ho provato a parlare.
Forse, ignoro la lingua.
Tutte frasi sbagliate.
Le risposte: sassate.

Sassate

 

Ho provato a parlare.
Forse
, ignoro la lingua.
Tutte frasi sbagliate.
Le risposte: sassate.

Parafrasi: Parlare di cose che non si conoscono ci fa commettere errori e riceviamo risposte che fanno male.

 

Saggia apostrofe a tutti i caccianti

(da Il conte di Kevenhüller,1986)

 

Fermi! Tanto
non farete mai centro.
La Bestia che cercate voi,
voi ci siete dentro

Saggia apostrofe a tutti i caccianti

(Apostrofe = Rimprovero brusco;  Saggia apostrofe = rimprovero di chi ha capito tutto ed è saggio, più di chi riceve il rimprovero / Caccianti = cacciatori)

 

Fermi! Tanto
non farete mai c
entro
.
La Bestia che cercate voi,
voi ci siete dentro

Parafrasi: Fermatevi dal cacciare la Bestia, voi noi ci riuscirete. Voi siete nella Bestia che cercate, la Bestia con la B maiuscola cioè nella cattiveria. Ripete VOI per rafforzare, è Allitterazione

 

 

Biglietto lasciato prima di non andar via

(da Il franco cacciatore, 1982)

 Se non dovessi tornare,
sappiate che non sono mai
partito.
Il mio viaggiare
È stato tutto un restare
qua, dove non fui mai.

Biglietto lasciato prima di non andar via

 

 

Se non dovessi tornare,
sappiate che non sono mai
partito.
Il mio viaggiare
È stato tutto un restare
qua
, dove non fui mai.

(Viaggiare è stato un restare= NON è mai partito / Restare dove NON è stato)

 

Il mio biglietto

 

“Cara classe 4A, se non dovessi tornare più, perché non riaprono le scuole, sappi che non sono mai andato via perché con  il cuore e il pensiero sono sempre rimasto lì al nostro Liceo e poi sono con te a distanza con meet e class room.

Ma so che in classe  non ci sono stato con tutto me stesso perché mi distraevo!”

Giulio Fantuzzi

Il mio biglietto

Parafrasi, il detto con “parole mie”

“Cara classe 4A, se non dovessi tornare più, perché non riaprono le scuole, sappi che non sono mai andato via perché con il cuore e il pensiero sono sempre rimasto lì al nostro Liceo e poi sono con te a distanza con meet e class room.

Ma so che in classe  non ci sono stato con tutto me stesso perché mi distraevo!”

 

Il pensiero in poesia

Spaesamento

“Dio non c’è e non esiste” 

Non mi ha risposto.

Gli ho scritto tante volte.

Non mi ha mai risposto.

Io credo che sia morto.

Non penso

che si tenga nascosto.

Linguaggio inutile

“Buttate pure via

ogni opera in versi o in prosa.

Nessuno è mai riuscito a dire

cos’è, nella sua essenza, una rosa.”

Il ricordo  (*)

Foglie

Quanti se ne sono andati…
Quanti.
Che cosa resta.
Nemmeno
il soffio.

Nemmeno
il graffio di rancore o il morso
della presenza.
Tutti
se ne sono andati senza
lasciare traccia.
Come
non lascia traccia il vento
sul marmo dove passa.
Come
non lascia orma l’ombra
sul marciapiede.
Tutti
scomparsi in un polverio
confuso d’occhi.
Un brusio
di voci afone, quasi
di foglie controfiato
dietro i vetri.
Foglie
che solo il cuore vede
e cui la mente non crede.

(*) Foglie è anche il titolo del primo lavoro interdisciplinare di Giulio Fantuzzi al Liceo Bertolucci

 

 

pastedGraphic.png

Fotografia di Dino Ignani

Biglietto lasciato prima di non andar via
(da Il franco cacciatore, 1982)

Se non dovessi tornare,

sappiate che non sono mai
partito.
Il mio viaggiare
È stato tutto un restare
qua, dove non fui mai.

Giorgio Caproni

 

pastedGraphic.png

Fotografia di Polimeno&Fantuzzi

Il mio biglietto alla 4A
(Rielaborazione poetica, 2020)

Se non dovessi tornare,
se mi devo allontanare
sappi classe mia
che non sono mai andato via.
Col cuore col pensiero
al nostro Liceo,
sono lì, sono dov’ero.
E sono con te,
a distanza
nella virtuale stanza.
In aula lo so
del tutto e sempre
non sono stato mai
perché mi distraevo
e tu lo sai!

Giulio Fantuzzi

 

Elaborato di  GIULIO FANTUZZI

Classe 4 A 

Liceo Scientifico Attilio Bertolucci

Parma, Maggio 2020 in DAD

 

Può interessarti...