Ventitreesimo giorno di quarantena.
Sono nella mia camera e tra una video lezione e l’altra decido di scorrere la galleria fotografica del mio telefono. Involontariamente mi soffermo su una foto. Una foto scattata a marzo dell’anno scorso: io e i miei compagni di classe alla scoperta di Madrid; volti travolti da felicità e spensieratezza, sorrisi contagiosi e sole in faccia. Nessuno era consapevole di cosa avrebbe riservato per noi la vita a distanza di pochi mesi…
Dal giorno in cui fu scattata quella foto è passato un anno. Un anno in cui la vita mi ha messa di fronte a dure sfide. Un anno che mi ha cambiata.
Provo a ripercorrere tutto il tempo trascorso, ma la mia mente si sofferma su quel tragico 26 giugno. Quel giorno l’atroce destino ha voluto portarsi via nel buio della notte un amico, un compagno di classe e di vita; un ragazzo d’oro che proprio ora rivedo sorridente e tranquillo insieme a noi, i suoi compagni di classe. Quelli a seguire furono giorni di dolore straziante, in cui solo condividere pensieri e lacrime con i miei compagni mi lasciava intravedere una fine a questo tunnel in cui tutti noi eravamo stati catapultati improvvisamente e senza spiegazione.
Riesco quasi per magia a portare la mia mente altrove e mi fermo a pensare al mese di Settembre: il ritorno a scuola, il viaggio finale verso la maturità. L’estate era finita e io non mi sentivo ancora pronta per fare i conti con i ricordi, ricordi di una persona che aveva condiviso con noi quei quattro anni di liceo, ricordi che non volevano essere tali.
Il 12 settembre salire le scale della scuola ed entrare in classe mi fece sentire un vuoto allo stomaco. Suonò la prima campanella e mi resi conto che era tutto cambiato, ma non riuscivo e non volevo accettare questa cosa.
Tornare tra i corridoi di scuola tutti i giorni mi causava continui sbalzi d’umore e situazioni di ansia implacabile: era come essere sulle montagne russe, ma un po’ meno piacevole.
Passo dopo passo, tra un Viaggio a Cuba, il regalo per i miei diciotto anni, e una gita ad Amsterdam, ero riuscita a convivere con queste nuove sensazioni e a ritrovare la carica per affrontare insieme ai miei compagni il tanto atteso anno della maturità.
Ed ora invece eccomi qui, tra le mura di casa, costretta da un giorno all’altro a seguire una didattica online, senza poter abbracciare i miei amici: non mi sono mai sentita così tanto come ora lontana dalla spensieratezza e dalla quotidianità di quella foto. Tutto ciò che prima rappresentava la quotidianità e io lo consideravo banale e a volte noioso, ora lo rimpiango: il pranzo in centro con le amiche dopo scuola, la passeggiata in quartiere alla domenica pomeriggio, la routine scolastica o una semplice stretta di mano.
Dimenticare quello che è successo in questo anno sarà impossibile, nel bene e nel male. Ogni cosa successa mi ha insegnato a trovare la forza per andare avanti, a non dare mai più nulla per scontato, neanche un saluto sfuggente, perché non sai quello che potrà succedere. Ma soprattutto ho capito che devo ritenermi fortunata di avere la possibilità di andare a scuola, perché lo ammetto, mi manca sedermi su quelle scomode sedie blu.
Vittoria Maini, 5° A