Cos’hanno in comune Greta Thumberg, Michelangelo, Darwin, Newton e perfino Robbie Williams? Apparentemente niente: sono vissuti in epoche diverse, conducendo vite diverse, ma sono tutti affetti dalla sindrome di Asperger.
La sindrome di Asperger, o SA in sintesi, è una “malattia” che implica una compromissione delle interazioni sociali, alcuni schemi di comportamento ripetitivi, disturbi ossessivo-compulsivi e, in alcuni casi, schizofrenia. Prende il nome da Hans Asperger, psichiatra e pediatra austriaco, che ne approfondì vari aspetti finché, solamente negli anni novanta, i suoi studi vennero considerati validi.
La SA è da sempre correlata alla sindrome di Down e all’autismo, per via del disagio sociale che li caratterizza, nonostante le evidenti differenze. Ad esempio uno dei maggiori tratti di disagio sociale nelle persone affette da SA è l’incapacità di comprendere l’ironia tanto quanto le altre forme di linguaggio figurato per cui tendono ad utilizzare solo quello letterale. Anche la difficoltà nel provare empatia è un carattere rilevante della sindrome: specialmente i bambini mostrano una conoscenza teorica dell’emotività che però non riescono ad applicare nel quotidiano; ciò li porta a desiderare meno la compagnia dei coetanei.
A dire il vero non è proprio una malattia: la si può meglio definire come uno stile cognitivo differente e quindi, nonostante si contrapponga alla condizione psicologica dei neurotipici (ovvero persone al di fuori dello spettro autistico), andrebbe rimossa dall’elenco delle malattie mentali.
Ad ogni modo, malattia o meno, questa condizione non altera né lo sviluppo del linguaggio né quello cognitivo: è noto infatti come l’unione tra sindrome e comuni abilità abbia dato vita a persone dal quoziente intellettivo nettamente superiore alla media tra cui la già citata Greta che, anche rappresentando tutti i ragazzi neurotipici, ha quel qualcosa in più che l’ha spinta ad arrivare fin dov’è arrivata.
Oltre a lei nella storia si sono registrati più casi di persone geniali con caratteristiche diverse dagli altri: Darwin era ossessionato dalle sue collezioni naturalistiche come la maggior parte degli affetti da SA, in cui si riscontrano passioni ossessive; Newton, lunatico e praticamente inabile a parlare in modo sciolto, lo stesso che racconta di dimenticarsi di dormire per giorni perché concentrato sul suo lavoro, viene oggi considerato uno dei fondatori della fisica.
Non tutti gli affetti dalla sindrome la considerano una malattia, specialmente gli adulti che ormai hanno imparato a conviverci e a sfruttarla a loro favore. E in fondo che male c’è a non voler “guarire” dalla sindrome dei geni?
Di Cleo Cantù