DJ FABO E CAPPATO: quale vita hai il diritto di vivere?

“Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Così afferma l’Articolo 32, comma 2, della nostra Costituzione.

Ancora oggi, e soprattutto di recente, è aperto il dibattito sulla lotta personale di Fabiano Antoniani, meglio noto come dj Fabo, il caso del “suicidio assistito” che lo ha visto protagonista a seguito di un incidente quasi fatale per lui. Marco Cappato era con lui in Svizzera e lo aveva aiutato nel momento della sua morte, premeditata dalla stessa vittima che qualche attimo prima aveva tentato di mordere il bottone per terminare prima il suo incubo ad occhi aperti. 

A ciò si appella la Legge del 22 dicembre 2017, n. 219, la quale “tutela il diritto alla vita, alla salute, alla dignità e all’autodeterminazione della persona, e stabilisce che nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata, tranne nei casi espressamente previsti dalla legge, nel rispetto della Costituzione Italiana e della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea”. A tal proposito entra anche in vigore la DAT, ossia le “disposizioni anticipate di trattamento”, che consentono di esprimere la volontà futura di autodeterminarsi in ambito curativo se impossibilitati, come ha scelto dj Fabo.

Per la legislazione italiana però, Marco Cappato si trova accusato di aver violato l’articolo 580 del codice penale, ossia di aver istigato al suicidio il dj milanese che, in realtà, ha scelto di morire nella clinica in Svizzera: un’accusa quasi surreale. Il 23 dicembre 2019 la Cassazione ha proceduto con l’assoluzione dell’esponente dell’Associazione dei Radicali.

Possiamo quindi essere indotti a pensare che, se sono stati necessari anni per assolvere l’imputato Cappato, il diritto alla vita, anche quando non dignitosa, sia più importante dell’autodeterminazione di quest’ultima?

Lo stesso Giusnaturalismo, a partire dal Rinascimento, pone al centro della sua filosofia il diritto alla vita, alla libertà e alla ricerca della felicità, come citato successivamente dalla Dichiarazione di Indipendenza delle colonie americane del 1776 e non solo. Dall’Illuminismo fino al 2020, dovremmo porre al centro la nostra volontà e la nostra dignità, prima di qualsiasi altra condizione.

Serena Citriniti

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