YouTubers: un gioco o un lavoro?

In questi ultimi anni nuove celebrità hanno preso il posto delle precedenti e alcuni giovani hanno cominciato a trasformare la loro creatività in un lavoro: sto parlando degli youtubers, i nuovi idoli di adolescenti e bambini.

Youtube è una piattaforma che permette a tutti i suoi utenti di caricare video, ovviamente seguendo determinate regole. Diverse persone hanno iniziato a pubblicare i loro video sul web e alcune di queste sono diventate famosissime, e hanno fatto di YouTube la loro fonte di guadagno.

Le tipologie di video presenti sono molte: una delle più famose è il gaming, nel quale uno youtuber gioca ad un determinato videogioco commentando ed intrattenendo il suo pubblico. Oltre al gaming, esistono i video comici, le “challenge” (sfide virali che ormai chiunque ripropone), le cover delle canzoni…

Molti però sostengono che pubblicare video su YouTube non possa essere definito “lavoro”; io sostengo che possa diventarlo, ma che prima di tutto è un modo per esprimersi attraverso una rete aperta a tutti.

Spiccare su Youtube non è affatto facile: servono contenuti sempre nuovi, ore di registrazione e di editing, e ovviamente una personalità estroversa, o una certa attitudine ad apparire davanti ad una telecamera, oppure un talento particolare. Faccio qualche esempio: Amedeo Preziosi, un ragazzo milanese, ha raggiunto un milione di iscritti grazie alle sue clip divertenti e alla sua grande simpatia; Giorgio Calandrelli (più conosciuto come “Pow3r”) è riuscito a conquistare un grande seguito grazie alla sua bravura nei videogiochi, ed è stato recentemente contattato dai “Fnatic”, ovvero un’associazione americana di videogiocatori professionisti. Il lavoro degli youtubers è paragonabile a quello dei conduttori televisivi o degli speaker radiofonici, però questi hanno più libertà e possono decidere da soli quali contenuti pubblicare.20190114_140215

 

Anche YouTube, come era facile intuire, ha i suoi lati negativi: infatti, la maggior parte delle volte, le “masse” sono più attirate da tipologie di video insensate o virali, ovvero riproposte da molti, piuttosto che da altre oggettivamente più interessanti.  Ad esempio, tempo fa andava di moda la “chubby bunny challenge”, che consisteva nel mettere in bocca un grande numero di marshmellow e pronunciare una determinata frase. Questa sfida, nata negli Stati Uniti e poi diffusa in tutto il mondo proprio grazie a YouTube, è arrivata anche in Italia e i tre quarti degli youtuber hanno deciso di accettarla, facendo milioni di visualizzazioni.

Il problema di fondo non sono di certo le sfide, ma il fatto che queste tolgano visibilità a quei pochi che non le ripropongono, rendendo quasi impossibile raggiungere la popolarità ai nuovi utenti, che magari hanno interesse nel portare contenuti nuovi e originali. Quindi continuiamo pure a guardare la nostra tipologia preferita di video, ma diamo ogni tanto supporto a tutti quei ragazzi che davvero lo meritano.

Nicolò Napolitano 2B

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