Allora senti, un pomeriggio con la poetessa Chandra

Partecipare all’incontro con Livia Candiani detta Chandra (Luna) è come provare l’ebbrezza e la  bellezza delle cose semplici, scandite una a una con il linguaggio universale della poesia e con la voce leggerissima, da bambina appunto, dell’autrice, versi brevi che sembrano pietre di un sentiero che ci porta da questo mondo a un altro. 

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La poetessa parla del silenzio, ci racconta che da lì le arrivano le parole, un dono, ma ci racconta anche dei tempi in cui non lavora – non scrive poesie;  anche lei si nasconde, “come fa il verme”, invisibile ma operoso mentre è intento ad arieggiare la terra, prima di uscire di nuovo alla luce. 

Il silenzio non è meditazione, ci spiega, ma accorgersi che esistiamo, “perché non perdersi i particolari vuol dire non perdersi la vita intera, il fiore giallo al bordo della strada”. Cita Pasternak e i bambini delle tante etnie delle scuole di periferia in cui tiene seminari poetici; confessa che è stato difficile per lei prepararsi a non venire preparati agli incontri pubblici come questo, fidandosi del suo respiro, dell’ascolto, di ciò che sente. 

L’onestà con cui ci racconta quello che sente è disarmante  – “in treno ho avuto paura di non avere parole da dirvi, poi leggendo le poesie mi sono un pò calmata”- e trasparente. Sceglie le parole con calma, “mettendole alla luce” una per volta, senza paura di lasciare risuonare il silenzio, che è il filo conduttore di molte poesie che vuole leggerci, in piedi, “per onorarle”. 

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Quando alla fine la accerchiamo per avere un autografo sul nostro taccuino, su cui abbiamo incollato le sue poesie, o le poesie che abbiamo scritto a ricalco delle sue, lei scrive una dedica a tutti, personale, ed è strano  vedere questa signora coi capelli bianchi, piccola di statura, nel suo cappotto rosso, circondata da ragazzini che le allungano il loro quaderno: – Abbiamo letto le sue poesie… Volevamo chiederle se ci leggeva la poesia del Lupo. – Azzarda qualcuno. 

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E lei subito: -L’ho pensato! Sai che volevo leggerla? Non c’entrava niente con le altre che ho letto, sul silenzio, ma volevo proprio leggerla… –

Sarà il potere della poesia, in cui anche le cose non dette arrivano dove vogliono. Come fa il lupo che prende in groppa la bambina e se la porta attraverso le difficoltà del vivere, finché tutti i ricordi dolorosi verranno slacciati e diverranno fiocchi di neve. Allora senti, così inizia e termina la poesia.

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E ci pare che sentire sia davvero il messaggio che ci rimane di questo incontro. 

Sentire la poesia come un linguaggio che ci appartiene, che entra nel nostro quotidiano come gli oggetti a cui Chandra dedica alcune bellissime liriche; un linguaggio che ci riporta a noi stessi, alla solitudine di tempi più distesi dove si osserva la natura, un animale, dove non si urla per avere ragione, basta accorgersi di esistere, respirare, finalmente sentire. 

Prof. M.Borelli

 

 

Allora senti

ci sarà un lupo

e sarà bianco

tu sarai bendata

e gli starai in groppa

in piedi

correrete insieme

slacciàti dalla ragione

legittimi alla velocità dell’aria.

Non ci sarà bisogno di fidarsi

avrà fiuto e tu equilibrio.

Dovrai tener caldo alle parole

tenerle in un orto sotto la camicia

a stretto contatto con la pelle.

Bruceranno e graffieranno.

Lasciati bruciare.

Passerete dalle città

non levarti mai la benda

anche quando sentirai chiamare

lusingare invocare resta dritta

in piedi in groppa al lupo.

La memoria è una fabbrica

che non smette mai

fa i turni di notte e non ha festivi.

Il lupo slaccerà i ricordi

uno per uno ne farà

fiocchi di neve.

Il vuoto sarà vasto

e alto e profondo

lo chiamerai carezza.

Allora senti.

Chandra Livia Candiani, Da “Fatti vivo”

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