“Muore lentamente chi non lotta contro le ingiustizie e chi accetta che gli altri decidano per lui: dobbiamo decidere da che parte stare.”
Con queste parole amare una volontaria di Libera ha riempito il silenzio della grande piazza Garibaldi. E’ il 21 aprile quando Libera, Associazione di volontariato contro le mafie, ha risvegliato la città, alzando la voce di centinaia di studenti contro quelle ingiustizie che vivono proprio dietro l’angolo. Ed è proprio compito dei giovani alimentare il dibattito contro la mafia, per non dimenticarne le vittime del passato, da una parte, e per salvare quelle del futuro dall’altra; devono essere presenti, prendere una posizione e abbandonare il disfattismo e la disinformazione. Perché la mafia è intorno a noi, vive sotto l’ignoranza delle persone che, non sentendosi coinvolte, continuano la propria vita come niente fosse.
Tutti hanno il diritto di sentirsi al sicuro anche solo camminando per strada ma ci sono persone per le quali questo è un privilegio: donne che tremano all’idea di trovarsi vicino allo scoppio di un’autobomba andando al mercato, ragazzi che ogni giorno vanno a scuola con il pensiero di ritrovarsi in mezzo ad una sparatoria.
E non si tratta di storie isolate o lontane da noi: sono anche le storie dei tanti morti per mafia nel nostro paese. Leggerle e conoscerle per fare sentire la nostra vicinanza ai familiari, chiedere verità e giustizia per costruire una memoria condivisa. Una memoria viva.
Kennedy disse: “Dimentica abbastanza per andare oltre, ricorda abbastanza per far sì che non succeda più”, e questo è il primo scopo della memoria e quindi il primo scopo della marcia contro la mafia. Se ci dimenticassimo delle crudeltà compiute contro vittime innocenti, saremmo i complici di chi quel crimine lo ha commesso e renderemmo vani gli sforzi di chi per combattere quel criminale ha sacrificato la propria vita. O ancora peggio: al disfattismo e l’oblio si aggiunge un’altra terribile arma in mano alla mafia, l’omertà.
Queste le parole di Don Ciotti: “Nessuno è necessario, nessuno è insostituibile, ma nessuno può agire al posto nostro, tutti siamo chiamati a scelte più coraggiose e vi prego di ricordare che coraggio e umiltà non richiedono eroismo ma generosità e responsabilità, non ci si può limitare a chiedere il cambiamento, dobbiamo diventare noi stessi il cambiamento”.
E’ proprio questo che la vita ci chiede di fare: di osare, di avere più coraggio e di non lasciarci frenare dalle paure perché tutto è possibile. “E non dimenticate – conclude Don Ciotti- che l’omertà uccide la verità e la speranza; dobbiamo contribuire tutti di più per la verità”.
Un impegno difficile, ma non del tutto impossibile da realizzare, perchè solo l’unione dà la forza. Circa 1000 sono i morti innocenti di mafia, un migliaio di donne, uomini e bambini che vivevano una loro vita, andavano a scuola, lavoravano e avevano una famiglia. Bambini come Giovanni Gargiulo, ucciso il 18 febbraio 1998 a soli 14 anni con un unica colpa: il suo cognome.
La giornata per le vittime delle mafie cade proprio il 21 marzo, primo giorno di primavera, il giorno in cui, come i fiori, dovranno sbocciare cittadini consapevoli che lotteranno contro ogni tipo di mafia, consapevoli del fatto che sono loro, siamo noi a dover fare la differenza.
Anna Nadotti & Sara Giordani