La scia d’inchiostro

Bianco. Lo sguardo vola sull’immensità del bianco, cercando di impigliarsi in ragnatele invisibili su sfondo bianco, una cavità o una sporgenza che proietti un’ombra sul bianco, un singolo e minuscolo, insignificante e beffardo punto, screzio arrogante e primitivo, tentativo fallimentare di scavarsi un rifugio in quella landa piatta, stancante e… bianca.

E invece, nel suo girovagare senza meta, accolto da quell’alveo bianco e luminoso, incontra un pavimento liscio e bianco, pareti bianche, un soffitto tanto lontano quanto bianco, la cui candida perfezione è pronta ad essere inquinata da disegni altrettanto malsani ed inadeguati, che pian piano copriranno quella grande volta bianca, così estesa, ancora intatta; i suoi spazi più remoti non verranno mai esplorati, destinati a non essere mai ammirati, a disfarsi con un bianco fulgore, mentre quelle distese bianche e centrali saranno ricoperte da infiniti segni e sbavature di inchiostro, inutili ghirigori, schiavi di un polso capriccioso.

E mentre lo stilo inghiotte bramoso ogni singolo centimetro, cavalca ogni onda di questo mare bianco e calmo, i pensieri vanno alla deriva, sospinti dalla brezza e dalla lenta corrente, fino a schiantarsi contro lo schermo bianco, con uno schiocco schietto, scheletro di idee non ancora dischiuse. Proiezioni di pensieri acerbi e parole timide, piegate e ripiegate; occorre sciogliere i fili del proprio groviglio, predisporli ordinati in fila indiana, sconfiggere il bianco muto e mutevole con speranze gioiose, ma indelebili.

Il proprio disegno pian piano prende forma, ambasciatore affaticato di timori, attese e desideri, composto da lettere taglienti o tratti sottili, neri su sfondo bianco. E’ come una corsa contro il tempo, in lotta con il sentiero tortuoso e la dimenticanza, passo dopo passo, segno dopo segno, (come è lunga la strada per Maratona!).

Appigli precari, liane pungenti o scivolose, a volte perfino “specchi da arrampicata”; trascina la mano sul foglio, prendi quei pensieri e liberali, lasciali volare come farfalle: non è difficile trovare altra carta bianca.

Perché per quanto imperfetti, spregevoli ed inadeguati, per quante correzioni e tentate cancellature macchieranno quella tela, è nostro diritto distruggere l’ostilità del bianco.

 

Beatrice de Waal-  2 D

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