“Mi chiamo Auggie Pullman. So di non essere un normale bambino di dieci anni; ho subito ventisette operazioni. Mi sono servite per respirare, per vedere, per sentire senza un apparecchio, ma nessuno di loro mi ha dato un aspetto normale.”
È così che inizia la visione del film “Wonder“ da parte dalle classi I e II del liceo Bertolucci. Una storia che affronta audacemente tematiche come il bullismo e la diversità. Ed è proprio riguardo al bullismo, e di conseguenza all’autodifesa, che l’insegnante di arti marziali Andrea Bisaschi parla ai ragazzi. Bisaschi fa alcune domande ai ragazzi ed emerge che in molti ritengono il bullismo un problema serio, mentre in pochi sostengono che questo problema sia stato semplicemente ingigantito dai media.
Grazie ad un allievo del maestro e ad alcuni studenti presi casualmente dal pubblico, vengono riprodotti degli scenari che rappresentano atti di bullismo, con lo scopo di mostrare le caratteristiche tipiche di un bullo. Attraverso la riflessione dei presenti, si è ricostruita la personalità di coloro che tendono a prevaricare sugli altri: sono persone tendenzialmente insicure, che hanno problematiche a loro volta, narcisiste e per nulla empatiche.
Questa definizione calza a pennello per il bullo che tormenta Auggie, sfigurato e bullizzato a causa della sindrome di Treacher-Collins, Julian, cresciuto da dei genitori incapaci di educare propriamente loro figlio.
A questo punto il maestro Bisaschi cambia argomento, seppur rimanendo in tema, e parla dell’autodifesa. Qualcuno forse sapeva che a distanza di un metro da una persona bastano 0.2 secondi per colpirla? E che per reagire si impiegano 0.789 secondi? Lui lo sa, e sa anche che è più importante prevenire l’attacco che difendersi. Infatti sostiene che non bisogna considerare le arti marziali come una risorsa per la propria difesa; prima di tutto bisogna essere in grado da soli di evitare il pericolo.
Bisaschi accenna al fatto che l’aggressore non scelga la vittima guardando solamente la debolezza fisica ma anche quella psicologica. E proprio per questo Auggie nel corso dell’anno scolastico impara ad essere forte e non lasciarsi scoraggiare dalle continue derisioni riguardo la sua faccia.
“Ma, ehi, se proprio vogliono darmi una medaglia perchè sono me stesso, a me sta bene. La accetto. Non ho distrutto la Morte Nera né niente del genere, ma sono appena riuscito a uscire indenne dalla prima media. Cosa non facile e questo anche senza essere me”.
Laura Visioli, Simone Saccani 1F