Anno: 2017
Durata: 163 minuti
Regia: Denis Villeneuve
Cast: Ryan Gosling, Harrison Ford, Sylvia Hoeks, Robin Wright, Jared Leto, Ana de Armas, Mackenzie Davis, Dave Bautista
Un occhio si apre, mostrando il riflesso di un paesaggio, l’inquadratura cambia e mostra uno spinner (un’auto volante) che sfreccia al di sopra di alcune torri.
Sono passati trentacinque anni dall’uscita del “Blade Runner” di Ridley Scott, ed è giunto il momento perché la storia continui dopo la chiusura dell’ascensore nell’appartamento di Rick Deckard (Harrison Ford), questa volta sotto la direzione di Denis Villeneuve, già regista di “Sicario” e “Arrival”.
Questa volta seguiamo le vicende del Blade Runner chiamato “Agente K” (Ryan Gosling), incaricato anch’egli di “ritirare”, ossia uccidere, i “replicanti” (androidi creati per imitare nell’aspetto e nei comportamenti gli esseri umani, utilizzati come schiavi, prostitute, soldati o servitori) che si sono ribellati e sono scappati.
Durante un normale “ritiro” però, l’agente K mette in moto una serie di eventi che rischiano di scuotere l’intera società umana e che coinvolgeranno la polizia, la Wallace Corporation, l’attuale società produttrice dei replicanti, e un’organizzazione di replicanti ribelli.
Riprendendo a piene mani dal suo predecessore, “Blade Runner 2049” riesce ricreare le atmosfere cupe e distopiche e a riproporre i temi esistenzialistici che avevano fatto la fortuna del film dell’82, addirittura approfondendo queste caratteristiche mostrando nuovi squarci della Terra del 2049, oltre alla cupa e piovosa Los Angeles, e scavando ancora di più nel rapporto tra i replicanti e gli esseri umani, attraverso un magnifico espediente narrativo che apre un numero quasi infinito di possibili sviluppi.
La vicenda prosegue sotto forma di un’altra investigazione tipicamente noir, che aumenta, man mano che il film avanza, le sue proporzioni, anche grazie al ritmo lento che permette di assaporare appieno le ambientazioni insieme alle loro sfaccettature, mostrate nella loro solennità e spiritualità dalle musiche di Hans Zimmer (che ricalcano quelle di Vangelis dell’originale “Blade Runner”), dalla spettacolare fotografia di Roger Deakins e dalla magniloquente regia di Denis Villeneuve, che, nonostante un precedente così ingombrante, riesce a rendere propria un’opera di questo genere.
I personaggi ancora una volta sono cupi, freddi, la distinzione tra umani, replicanti e semplici intelligenze artificiali è come sempre quasi impossibile, e tutti sembrano agire per se stessi, per cercare un proprio posto nel mondo, o un obiettivo per cui vivere o la propria anima, come l’Agente K, e tuttavia inconsapevolmente tutti compiono azioni che fanno parte di un piano più grande.
Se proprio vogliamo trovare i difetti a un film così notevole, stanno proprio nel suo essere esso stesso una parte di un piano più grande, ossia il progetto della Warner di fondare un vero e proprio franchise cinematografico di cui questo “Blade Runner 2049” non sarebbe che l’inizio.
Proprio per questo alcuni aspetti del film risultano quasi “incompleti”, come il villain principale Neander Wallace, interpretato da Jared Leto, le cui motivazioni non appaiono (volontariamente) ancora del tutto chiare, o per la parte finale, che non sembra affatto una vera fine, quanto piuttosto un “arrivederci”.
Ma questi piccoli difetti, neanche volendo, riuscirebbero a togliere valore ad un film così potente e profondo, che riesce a meritarsi un titolo tanto ingombrante come è quello di “Blade Runner”, un film che riesce a riprendere gli elementi che avevano reso grande il suo predecessore e a riportarli al cinema e a renderli ancora una volta più attuali che mai.
“Blade Runner 2049” non sarà ai livelli del capolavoro di Ridley Scott e paga il fatto di essere solo l’inizio di un progetto a lunga scadenza, ma quel che mostra attraverso la cinepresa in quelle due ore e quaranta di durata lo rende (per ora) a nostro modesto parere, uno dei migliori film usciti nei cinema quest’anno.
Ebbene sì, siamo tornati.
I cineredattori: Marco & Davide