Che cosa sappiamo noi millenials degli anni Ottanta? Tirando a indovinare, direi i colori, i capelli cotonati, il funk satinato, i pantaloni a zampa di elefante;ok, ma cosa c’è davvero dietro quel mondo pieno di paiette e le strobo sfere?
Questa vuole essere la breve recensione di uno dei libri più amari che abbia mai letto. In tutta onestà credevo che questo titolo spettasse più ad un capolavoro come Amabili Resti, ma il segno che ha lasciato quest’ultimo è più di sincera tristezza – e tantissime lacrime. Invece il caso de Le Regole dell’Attrazione è diverso: è una sensazone tra il magone e l’angoscia, quella che ti accoglie dopo aver vissuto in prima persona la vita dei tre protagonisti del romanzo.
Scritto da Bret Easton Ellis, è stato pubblicato nel 1987 (epoca dove certe dinamiche non erano poi così tanto lontane), ma sembra acquisire maggiore diffusione più tardi, in un’epoca come la nostra, perchè racconta con una voce nuova quello che la maggior parte di noi non può sapere. Si tratta di tre giovani protagonisti, risiedenti in un college dell’Hampshire, i quali vivono all’insegna delle droghe e di continue feste dai nomi più ambigui, come ad esempio “Sotto-il-vestito-niente”, e che lasciano nel cuore del lettore una profonda amarezza. Quella di Ellis è una denuncia rivolta a tutto il mondo, attraverso situazione per cui egli stesso non nasconde di essere passato: i giovani proseguono la loro vita senza alcun pensiero rivolto al futuro, soli in mezzo alla folla che si muove a ritmo di canzoni ormai dimenticate, e affontando in modo passivo persino il loro stesso tentato suicidio, come se tutto questo appartenesse a qualcun altro. E ciò che rende questo ancora più drammatico è l’evidente agiatezza sociale ed economica dei ragazzi, che rende tutto questo ancora più insensato – ma in qualche modo giustificabile dalla natura umana.
Per quanto si tratti di tematiche non troppo nuove in letteratura (pensiamo ad esempio ad Il Grande Gatsby), dov’è che questo libro diventa davvero utile, come vero e proprio mezzo per informare i ragazzi d’oggi? Il lato trasgressivo che spesso i social mettono erroneamente in luce sulle droghe (parlo per esempio di Tumblr, dove un paio di foto di pasticche possono diventare arte, e venire rebloggate anche da centinaia di persone) in questo libro viene completamente smentito, mostrando soltanto il lato amaro del “dopo-festa”; è in questi momenti che il futuro genitore che è in te è scosso da rabbia e sgomento, per poi abbandonarsi all’indifferenza. Sì, perchè se il fatto che nessuno di loro si renda conto della fragile condizione di cui la sua vita è vittima fa stringere il cuore al lettore, la passività con cui ognuno di loro “vive” finisce per rendere anche il lettore indifferente, come se nessuno più si potesse salvare. Anche quando il libro viene chiuso e riposto, i protagonisti ( e i lettori?) proseguono nell’oblio che si sono creati, l’uno distante dall’altro come satelliti, destinati a non incontrarsi, a non guarire, a non vivere mai.