Sabato 20 maggio, premiazione per il concorso LETTO, RILETTO, RISCRITTO: bel bottino per i nostri ragazzi! (E anche una piccola soddisfazione per la prof. Paone, che da anni cerca di promuovere e sostenere nella nostra scuola queste iniziative creative). La Giuria, presieduta da Guido Conti, ha valutato, in particolare, l’originalità del racconto, la qualità della scrittura, la trovata narrativa e lo stile. La voncitrice del secondo premio assoluto è il racconto:
Il papavero dipinto di giallo” di Matilde Tragni – 1A Liceo Bertolucci
La giuria ha discusso a lungo prima di scegliere i due racconti da premiare. Il racconto Il papavero dipinto di giallo si focalizza sul tema del fenomeno del mimetismo, così importante nel periodo adolescenziale, perché aiuta il ragazzo a maturare la propria identità, tra desiderio di essere un girasole quando invece ci si sente un papavero. Scritto bene, affronta il difficile tema del monologo, con capacità espressiva e inventiva.
Tra i quattro lavori segnalati anche :
“Cortina” di Dario Pio Pinto – 1C Liceo Bertolucci
Il racconto sviluppa un piccolo episodio del romanzo e lo approfondisce nel rapporto tra il protagonista e la figura di Valerio, certamente un ragazzo a cui non fare affidamento come amico perché capace di qualunque tradimento.
“Olivia sola in casa” di Eleonora Gazza – 1D Liceo Bertolucci
Una menzione particolare anche a questo racconto che sviluppa il racconto di Olivia nella forma del monologo, durante la sua attesa in cantina. Bella la capacità di analisi psicologica del personaggio e della scrittura.
E ora godiamoci il racconto di MAtilde.
Il papavero dipinto di giallo
Problema – Vi è mai capitato di sentirvi come una conchiglia? Sì, come una conchiglia in riva al mare in una bollente giornata di Agosto? Trasportata avanti e indietro dalle onde, corrosa dalla sabbia, spostata dai granchi, raccolta dai bambini e calpestata dagli altri? Sedersi su una panchina e sentire il brivido delle persone scappare da una parte all’altra, l’assordante suono del trapano presso il palazzo affianco, la campanella della scuola di fronte e l’odoraccio del gas che fuoriesce dagli autobus. E voi fermi a osservare, incapaci di entrare nel meccanismo, l’unico bullone arrugginito di un sistema troppo fluente; vedere la vita correre e non riuscire a stare al passo: sentirsi come una conchiglia in riva al mare, sentirsi lenti. Quando diventi lento, è la fine: riesci ad amare le piccole cose, a diventare sensibile, troppo sensibile; ti perdi nei secondi senza sapere cos’è il tempo, inizi a scattare immagini a tutto per cercare di fermare l’inevitabile e vivi in pausa. Esistono lentezze spettacolari: osservare le gocce di pioggia in autunno scorrere sui vetri come palloni tirati fuori porta da scarsi calciatori; e la tavola da snowboard che emette un fruscio alquanto appagante a contatto con la neve fresca e… beh… anche osservare Alessia Roncato uscire da scuola con i suoi amici non è da meno. Alessia è una ragazza bellissima. Ha sempre quel qualcosa in più che le altre ragazze non hanno, è intelligente e incredibilmente simpatica, non se la tira affatto e sa ascoltare. E’ esattamente il prototipo di ragazza scelta dalla società per guidare la massa.Ha un gruppo di amici tra i più in gamba della scuola e trascorre ogni attimo con loro. Ma in fondo ho sempre odiato gli amici troppo amici, quelli che stanno tutto il tempo insieme senza filare nessuno, quelli che si abbracciano e che si scrivono grandi poemi per il compleanno. Probabilmente sono solo incantati dall’emozione del momento; troppo ingenui per accorgersi di scrivere tutti la stessa cosa e ripeterla facendo illudere l’altro di essere speciale. Se per una persona qualcuno è importante perché non dirlo direttamente?Perché scrivere mille parole su WhatsApp per poi balbettare un semplice “Auguri.”?Davvero non lo capisco. Se io avessi qualcuno di importante nella mia vita, non agirei così, farei qualcosa…qualcosa di davvero speciale che si ricordi nel tempo e non pronuncerei parole vuote. Il è proprio questo: forse io qualcuno di davvero importante non l’ho mai avuto o, forse, non so che cosa si provi ad averne uno. Fin da piccolo, i miei mi hanno insegnato a lottare, a essere un leone, a mostrare agli altri il meglio di me, e io ci ho creduto,davvero ci ho creduto, ma quando dai tutto il meglio di te resta solo il peggio al momento peggiore e allora sei come un papavero dipinto di giallo in un campo di girasoli. Gli altri ragazzi sono fighi, alti, sorridenti, quasi girasoli che vedono il sole come la bellezza della vita fissandolo ore e ore. I girasoli sono quelli giusti: quelli con i primi due bottoni della camicia slacciati, la felpa dell’Adidas, quelli con i capelli impiastricciati di gel e i pantaloni abbassati per mostrare le nuove mutande firmate “Calvin Klein”. Quelli giusti ascoltano Ghali e fumano due pacchetti di sigarette al giorno, tornano a casa alle quattro di mattina e sono pieni di amici e ragazze fino al collo. Io non sono un girasole ma desidero esserlo come lo desiderano tutti; io sono un papavero dipinto di giallo, riesco a mimetizzarmi tra gli altri quando in realtà sono rosso, sono fottutamente rosso.
Quando sei un papavero, devi stare attento: non sei bello come una rosa e nemmeno giusto come un girasole, sei solo un’erbaccia di troppo tra i campi, ti senti inutile e poi diventi lento. Io non voglio essere lento, voglio solo essere giallo. Odio l’inutile: essere inutile agli altri é essere inutile a me stesso ed essere inutile a me stesso é essere un papavero dipinto di giallo, anche se in fondo il giallo lo odio, lo odio davvero, mi fa schifo. Il giallo mi fa dimenticare chi sono e, se non so chi sono, come posso diventare un girasole?
-Lorenzo
( MATILDE TRAGNI – 1A)