«Basta! Non si può sempre parlare di dare soldi a queste quattro lesbiche…» Questa la frase addebitata a Felice Belloli, presidente della Lega Nazionale Dilettanti, durante un suo intervento, alcuni tempi fa, nel corso di una riunione del dipartimento di calcio femminile. Ecco come vengono considerati ed oscurati sport come il calcio femminile in Italia. Ma è ovunque così? In America troviamo una situazione completamente ribaltata: la nazionale femminile è alla pari, se non superiore a quella maschile. Gli stadi si riempiono, le persone a casa seguono ogni partita, alcune giocatrici sono famose in tutto il mondo e nei negozi si vendono due divise della Nazionale, una per gli uomini, una per le donne.
Non c’è bisogno nemmeno di andare troppo lontano per vedere quanto il calcio femminile sia quotato, apprezzato, finanziato e seguito dai tifosi. Proprio dietro l’angolo, in Germania e Francia, ogni grande squadra di calcio maschile ha una squadra di donne che lottano col cuore e con passione per giocare a pallone.
La dimostrazione di quanto sia sottovalutato questo sport l’abbiamo avuta proprio a casa nostra nel non lontano maggio 2016 quando al Mapei Stadium di Reggio Emilia per la finale di Champions League femminile sono accorse quasi ventimila persone da tutto il mondo, numeri che non possono passare inosservati. Ma in Italia l’arretratezza del pensiero comune si dimostra poco capace di allontanarsi da pregiudizi. E se è chi comanda un sistema sportivo ad avere questa mentalità, come possiamo sperare che le cose cambino? L’interesse sessuale di una persona, uomo o donna che sia, non dovrebbe essere affare di un presidente sportivo. Passione, dedizione, voglia di inseguire il proprio sport: questo dovrebbe essere messo in risalto! Ragazze che fanno sacrifici enormi per tirare “due calci” ad un pallone, panini mangiati in fretta dopo scuola o lavoro per correre alle partite, allenamenti in campi improponibili pur di non rinunciarci, km di strada da fare poiché le squadre di calcio femminile non si trovano in ogni cittá…
Il calcio è uno sport probabilmente più duro rispetto ad altri ma sicuramente la femminilità di una donna resta intatta anche dopo scontri, colpi di testa, palleggi, parate e tiri. E in un paese come il nostro, una svolta può essere data solo da chi crede ed ama questo sport ed è disposto ad investire. Un buon input lo ha già dato la Fiorentina Women’s FC dando la possibilità alle ragazze in rosa di avere un magazziniere che prepara le loro divise e tutto il necessario ad ogni allenamento e partita. Un piccolo inizio che esalta la professionalità di queste donne che come la squadra maschile avranno solo il compito di giocare a pallone e portare a casa vittorie e soddisfazioni, senza altri impegni come doversi lavare il proprio abbigliamento sportivo. Partiamo da piccoli traguardi per costruire un castello, sperando non sia di sabbia, ma di cemento armato.
Emanuela Turzillo